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Archive for Febbraio, 2006

1000 euro? Io ve ne do 2500!

Mercoledì, Febbraio 22nd, 2006

Ecco come si combatte per la poltrona in Italia, a colpi di regalie… Già i 1000 euro che “personalmente” Silvio regala a ogni bambino nato nel 2005, con tanto di letterina di benvenuto al mondo, sono un vergognoso depauperamento delle casse dello Stato a scopi elettorali. Ma Prodi pensa di conquistare alla grande il Paese con uno scialo ben maggiore, per battere in grandiosità il premier: 2500 euro per ogni bambino (da 0 a 3 anni) ogni anno, fino al compimento della maggiore età!

Se questo è il livello della campagna elettorale, come meravigliarsi che il resto del mondo rida di noi? Qui contano i minuti in tv, le manovre di finanza kamikaze, il sorriso più brillante, mica qualche sano intervento che tenti davvero di salvare uno Stato sull’orlo della bancarotta… Non c’è bisogno di una laurea in economia perché sia chiaro che i regali non aiutano nessuno e costituiscono soltanto un bieco e illegittimo sottrarre i soldi dalle tasche di chi li ha guadagnati per darli arbitrariamente agli altri, senza che questo assolva a nessuna funzione sociale. Resta da vedere questi ipotetici soldi (che non ci sono) da quale rivoltante nuovo balzello dovrebbero venire fuori…

Faccio poi notare, a chi non se ne fosse accorto, che gli articoli dei quotidiani on-line sono tutti perfettamente identici: confrontate il link di sopra (La Repubblica) con la stessa notiziona pubblicata sul Corriere

Buona giornata a tutti.

2 cose da evitare

Lunedì, Febbraio 20th, 2006

1. Cominciare il lunedì facendo le stesse identiche cose sbagliate delle settimane precedenti perdendo chissà dove l’entusiasmo che potrebbe farti sopravvivere fino a sera (e se non avessi tanto sonno potrei magari dissertare con più convinzione sull’argomento, ma tant’è…)

2. Andare a vedere Prime. In genere non vado a vedere un film di cui non so assolutamente niente e nemmeno ho una venerazione spiccata per il regista, ma per amore si fa questo ed altro! Be’, già dai titoli di testa avevo capito che il film non era un granché (in genere bastano pochi fotogrammi a capirlo), ma la certezza viene dal primo dialogo: Uma Thurman che parla dolcemente alla sua ancor più melassosa psicoterapeuta Meryl Streep… Ma dove diavolo è il mordente della commedia? Le battute latitano, il film si perde in lungaggini che non portano da nessuna parte, persino Uma (che è ovviamente bellissima e vestita divinamente) sembra avere poco senso ed essere fuori da ogni personaggio. La libidine tra una 37enne (Uma) e un focoso 23enne, la cui madre è proprio la psicoterapeuta in questione. Ma non aspettatevi che questo comporti qualche sviluppo interessante. 5 stentato.

Indimenticabile

Sabato, Febbraio 18th, 2006

Bari, teatro Team. Un’enorme struttura calda, accogliente, con uno stile tutto suo molto moderno, divani rossi, pareti blu e dappertutto foto incorniciate dei precedenti concerti. Dà l’idea che non sia fatto di cemento, è come se possa flettersi insieme alla gente. Con tutta calma abbiamo ritirato i biglietti, poi mangiato qualcosa, per arrivare al momento in cui tutti cominciavano a prendere posto. Saliamo in galleria e guardiamo a bocca aperta sterminate seggiole, come un mare, avanti a noi e poi oltre, sotto di noi, fino al palco. Passano i minuti, con un misto tra emozione e impazienza, poi tutto si spegne di colpo, un buio pesto ci piomba addosso, l’emozione cavalca tra la folla e scroscia in un applauso delirante…

Capossela comincia con i primi brani del suo ultimo album, si veste da minotauro, ci spinge tutti in quel tumulto che è Brucia Troia, che dal vivo fa pensare a un’orgia infernale oltre che alla caduta di Troia, e ci parla, dopo l’esplosione dei primi brani, con un soffio di voce, tossicchiando, con l’aria dimessa e insieme carica di mistero, schernendosi come se non potesse parlare a voce più alta. Poi riprende la musica e la sua voce acquista improvviso vigore, è piena, è mutevole, è calda, è rauca, è un intero mondo che brilla solo per noi.

Vinicio è stato attore, e umilmente ha dato vita a questo suo poliedrico mondo che comincia in Medio Oriente, passa per la Russia, a Mosca, poi invece rievoca i gladiatori del Colosseo al punto che si teme che stia per balzare un leone sul palco, fa infine un’occhiolino alla mitologia, con il Cha-cha-cha della Medusa. I momenti più alti del concerto sono stati quelli più intimi in cui con appena qualche nota alla chitarra e la sua voce riusciva a sperderci in un mondo di languori e nostalgia, di verità assolute, di sogni ineffabili. Bellissima S.S. dei naufragati, in cui lui, naufrago, suona all’organo questa storia di mare, suggestiva, minimale, che aleggia tra noi insieme ai fuochi fatui, alla preghiera, al brivido mistico della Santissima dei Naufragati. “Acqua, acqua, acqua in ogni dove e nemmeno una goccia, nemmeno una goccia da bere”.

Tributo toccante e sentito a Matteo Salvatore, e in terra pugliese non poteva mancare Il ballo di San Vito, accolto da una standing ovation, da un incessante e tarantolato saltellare di tutti… Una grande festa, “e non bastan le parole”.

Indimenticabile la conclusione del concerto. Luci accese, gente in piedi che fa per andare via, Vinicio che scivola sul palco come un gatto, e attacca al pianoforte gli accordi della sua Ovunque proteggi. Commozione che sala alla gola, tutti fanno per sedersi, rapiti, ma lui no, no, ci dice, con un cenno della mano, state in piedi, ve la suono mentre ve ne andate via, rimanete così come vi trovate, abbracciati, non vi sedete. E lo dice con un affetto, con un’umiltà che ti devasta. Gli accordi semplicissimi di questa meravigliosa ballata sono appena accopagnati da un giro di basso, percussioni appena percettibili, morbidissime, e la voce di Vinicio che ci commuove e ci fa rabbrividire mentre tutto sta per disfarsi, in piena luce, i posti sono ormai abbandonati, c’è quella precisa scenografia, che abbiamo creato noi, di una cosa che sta per finire. E finisce. E Vinicio ci dice con tenerezza: “Ora potete andare in pace”.

Una botta di vita

Venerdì, Febbraio 17th, 2006

Oggi rischio un’overdose da adrenalina… Reduce dall’esame per la patente (i quiz) trionfante e stremata, dopo un drammatico risveglio alle 6,30, raccolgo gli ultimi brandelli di forze per prepararmi a uno dei concerti più desiderati di tutta la mia vita dopo quello dei Radiohead: finalmente ascolterò dal vivo il mitico Vinicio Capossela,
in tour per presentare il suo nuovo album: “Ovunque proteggi”.
Così stasera sentirò dal vivo parecchi di questi brani che profumano d’oriente e hanno il gusto della rivolta. Non ci posso credere!!!

La cosa che poi mi rende entusiasta è che il concerto è in un teatro, con i posti numerati. Ciò vuol dire che non devo finire in quella ressa infernale tipica dei concerti rock, dove sgusci come un’anguilla per conquistare un tuo spazio, mentre comunque ti schiacciano come una sardina e una volta perso in quel magma in tumulto non puoi assolutamente andare a prendere una birra sennò finisci automaticamente in coda…

Questo sì che è un venerdì! Altrettanto anche voi :-)

San Valentino: sogno o incubo?

Martedì, Febbraio 14th, 2006

rosa rossa La festa degli innamorati, lo sanno tutti, è oggetto di critiche sperticate, etichettata come festa squisitamente commerciale fatta apposta per vendere cioccolatini, pupazzetti, biglietti d’auguri eccetera. In realtà il 14 febbraio è il giorno in cui cadde martire (almeno così ho letto da qualche parte, ma le fonti sono discordanti), nel 273, il vescovo dell’attuale Terni, Valentino, che divenne il protettore degli innamorati per aver celebrato il matrimonio tra un legionario pagano e una donna cristiana (e non mi voglio impelagare oltre).

Be’, come tutte le feste, costringe le persone a prendere una posizione!

Mi sentirei di dividere gli uomini in queste categorie:

a) il figo intellettuale/artista/idealista: quello che preannuncia con grande fermezza che questa festa è una cavolata e che festeggiarla è ri-di-co-lo, che la sola idea lo offende per cui guai a parlargliene perché lo urta. In genere è convinto che anche la sua donna sia d’accordo perché lei, sì, dice questo, ma chiaramente sta mentendo!

b) il romantico: che sia perché è innamorato perso o perché ha qualcosa da farsi perdonare (magari un paio di corna!), non lesina colpi di scena: mazzi di rose rosse spediti a casa, bigliettini sdolcinati, cena a lume di candela magari in mansarda davanti al camino acceso… Il parterperfetto della situazione, insomma, soggetto non troppo diffuso nella vita reale e predominante invece in qualsiasi soap… che le donne ammirano sospirando e facendo fluttuare le ciglia come se fosse vero.

c) l’indifferente: si lascia trasportare dall’umore del momento senza particolari aspettative. Potrebbe anche non fare caso al fatto che oggi è San Valentino…

Le donne, io credo, si dividono invece in due nettissime categorie:

1. Quelle che hanno un uomo. E vogliono essere portate fuori, o si accontentano di un gesto romantico, o sognano un anello, o aspettano la dedica di una canzone, o semplicemente credono/sognano che il loro uomo stia tramando qualcosa… E quelle che non vogliono fare niente, ma poi ci restano male se va a finire davvero così, o quelle che organizzano tutto loro e nemmeno se ne pentono, o quelle che in fondo in fondo davvero non gliene frega niente… o quasi niente.

2. Quelle che non hanno un uomo: e si svegliano pensando che prima o poi quest’incubo sarà passato…

C’è qualcuno che non ho contemplato? Buon San Valentino a tutti! :-P

Woody Allen says…

Lunedì, Febbraio 13th, 2006

woody

“La differenza tra l’amore e il sesso è che il sesso allevia le tensioni e l’amore le provoca.”

Chi se la sente di smentirlo?

Giochi invernali 2006

Venerdì, Febbraio 10th, 2006

Ma perché vedendo i cerchi olimpici che si innalzano e si colorano, sia pure nelle immagini a singhiozzo che concede l’adsl, mi salgono le lacrime agli occhi? E perché a vedere sfilare gli atleti di 80 paesi nel mondo, sentire annunciare in tre lingue il nome di ogni paese, sapere che tutto il mondo si riunisce insieme in nome dello sport mi vengono i brividi e mi sento dilaniata dall’emozione? E perché amo tanto i giochi olimpici, trovo ammirevole la dedizione degli atleti, la loro voglia di competere, e tutto mi appare così sano e bello?

Che darei per essere a Torino!

Sacher Torte

Giovedì, Febbraio 9th, 2006

Visto che martedì era il compleanno di Giovy, una torta era d’obbligo, così mi sono rimessa ai fornelli rompendo un vecchio giuramento secondo cui non avrei mai più voluto cucinare per un uomo… Be’, diciamo che dipende dall’uomo ;-)

Non sono una pasticciera, ma volevo fare una torta rigorosamente al cioccolato (sia il pandispagna che la copertura) e una mia carissima amica mi ha saggiamente suggerito la Sacher. Non l’avevo mai fatta prima, così mi sono messa su Internet in cerca della ricetta: ce ne sono parecchie, tutte diverse e tutte che dichiarano essere di riprodurre esattamente quella originale, cioè proprio quella che l’apprendista pasticcere Franz Sacher creò a soli 16 anni nel lontano 1832 (a dispetto del fatto che nello stesso paragrafo si dice che “fino ad oggi la ricetta della Sacher Torte originale, che prevede esclusivamente l’utilizzo di prodotti puramente naturali senza conservanti, è un segreto molto ben conservato dell’Hotel Sacher”). Tant’è…
Quella che ho usato la trovate qui, e l’ho scelta in base al fatto che mi pareva la più ragionevole come quantità e soprattutto perché la sua glassa di copertura era la più convincente. Se volete cimentarvi, sappiate che io ci ho messo tre ore e mezzo a farla e che proverei a sostituire il burro con la margarina Vallè. Per la glassa, usate poco più di una tazzina da caffè colma d’acqua e non vi scoraggiate se pare non si addensi troppo: stesa sulla torta prende subito consistenza! Ma che non vi venga in mente di fare delle aggiustature dopo un po’ perché è leggermente appiccicosa e si staccherebbe a pezzi. Però è una glassa che dà un mucchio di soddisfazione, e ti ci puoi specchiare dentro…
Ricordo che per non smontarli, gli albumi vanno incorporati con movimenti dal basso verso l’alto, mai mischiarli all’impasto in senso circolare! Infine la cottura è un po’ indicativa (credo dipenda dai forni): potete cominciare a fare la prova dello stuzzicadenti dal 45° minuto di cottura in poi. A me ha impiegato 50 minuti.
Guten Appetit! :-)

Chi ha visto MaOmetto?

Martedì, Febbraio 7th, 2006

Ormai è tutto un parlare di fanatismo, musulmani, dominio dell’Occidente, scontro fra culture, libertà di stampa e chi più ne ha più ne metta. C’è chi condanna il fanatismo islamico tout court, chi disserta sulle ragioni dell’Occidente, chi su quelle del Medio Oriente, chi dice che è sempre tutta una storia legata al petrolio e basta. A voler navigare su internet si leggono fiumi di opinioni (come ad esempio nei commenti a quest post) e perciò la prima cosa che mi sono chiesta è stata: perché aggiungere quello che io penso? Che valore può avere? Non sono mai stata in Siria, non conosco a fondo né la cultura islamica, né i dettagli di tutta questa incredibile sequela di eventi: vengono commissionati dei disegni su Maometto, li pubblicano in Danimarca, li pubblicano in Norvegia, poi vengono ripresi da altri giornali in nome della libertà d’opinione, le ambasciate prendono fuoco, delle persone vengono uccise, molte altre ferite.

Visto così viene da dire: il mondo è un delirio. Allora ho guardato queste famigerate vignette: raffigurano Maometto come un bandito, un kamikaze, un brutto ceffo con la scimitarra in mano e là per là mi chiedo se invece di Maometto non si stia rappresentando un’idea del musulmano così come lo vede l’Occidente, cioè come un fanatico violento e nient’altro. Non hanno niente di religioso, Maometto non è Maometto, ma un semplice rappresentante dell’Islam. Questa satira non mi pare scevra da offesa e rende colpevoli della banalizzazione e criminalizzazione di tutto il mondo islamico.
Nessuno mai converrebbe che in seguito alla pubblicazione di alcune vignette offensive sia logico rispondere dando fuoco a edifici e assassinando persone che poi non c’entrano niente. Ma credo che le reazioni fanatiche fossero prevedibili (proprio sapendo che una parte di Islamici sono fondamentalisti, ciechi, strumentalizzati da un manipolo di criminali contro i non-fedeli) e che pubblicare e ripubblicare e calcare la mano come è stato fatto non sia stato un modo per insegnare al mondo il principio della libertà d’opinione, ma un semplice gesto di prepotenza. Mi ricorda spesso mio padre il significato della parola libertà: libertà non vuol dire poter fare tutto ciò che si vuole, ma poter fare tutto ciò che non lede la libertà altrui. Denigrare Maometto vuol dire schiacciare i piedi ai musulmani: a che serve? Perché non si parla di libertà d’offesa invece che di libertà di opinione? Sono contraria alle censure, ma sono contraria anche agli insulti gratuiti. Tutti sanno che la sensibilità dei musulmani sull’argomento è altissima, in molti casi noi la vedremmo paranoica e siamo convinti d’aver ragione (e io pure ne sono convinta e se penso ai tribunali religiosi o all’infibulazione mi vengono i brividi), ma unirci compatti e sbattere loro in faccia la nostra idea di Maometto/dell’Islam, fosse pure solo una satira, è veramente un consapevole buttare benzina sul fuoco.

Il fanatismo ha senz’altro delle spiegazioni. Non lo giustificherò mai, sia chiaro, ma penso che cercare di capirlo sia la chiave per sconfiggerlo (se esiste questa possibilità). Ho letto giorni fa (ma non lo trovo più) un articolo molto interessante che parlava del complesso di inferiorità dei musulmani nei confronti dell’Occidente come spiegazione dell’ostilità che nutrono nei nostri confronti. E’ una cosa di cui non avevo mai sentito parlare, ma per un attimo mi è parsa un’illuminazione: immaginate a vivere in un mondo completamente “importato”, con la frustrazione di sapere che tutte le invenzioni da secoli appartengono all’Occidente, che le stesse armi che imbracci sono state inventate dal nemico, con la consapevolezza che è il tuo il mondo in ritardo… Il senso d’inferiorità è una molla potente per l’odio, e io credo che in parte questa tesi sia giusta.
In ogni caso, calmiamoci tutti e riflettiamo di più.

I segreti di Brokeback mountain

Martedì, Febbraio 7th, 2006

Ammetto di non conoscere Ang Lee, anche se fa parte di quegli autori che mi ripromettevo di scoprire, ma questo Brokeback Mountain è veramente bello e visto che Giovy mi ha “costretta”, con le sue promesse avventate, a dire la mia, condividerò con voi quest’esperienza… :-)
Del resto, ne approfitto per salutare l’aspirante cinefilo che mi legge da una sala operatoria…

Ma veniamo al film. Non ne sapevo molto: ha vinto il leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia, è candidato a otto premi oscar e se ne parlava ovunque come di un western con due cowboy gay per protagonisti. In realtà non si tratta affatto di un western, pur essendoci cavalli, greggi, fattorie e rodei. La storia, intensa, pulita, di ampio respiro, si alterna tra il Wyoming e il Texas, fino al Messico; comincia nel 1963 sulla Brokeback mountain, in un angolo di mondo fatto di cieli sconfinati, vallate e silenzi profondi. I due protagonisti (che hanno dato prova di grande bravura) si innamorano e il loro non è amore gay, è amore e basta, un amore autentico che si protrarrà per vent’anni. Questo film riesce a cancellare i preconcetti che ancora resistono sull’omosessualità: gli uomini, anche amandosi, restano uomini, non “checche”, e il loro amore è carico di una dignità che non ha nulla da invidiare a una storia d’amore tra eterosessuali. Ma nella storia il peso dell’omosessualità, a livello sociale, è palpabile, e condanna i due uomini alla solitudine, a gravitare nel loro piccolo mondo circoscritto creando legami e famiglie quasi a casaccio, ma senza comunque riuscire a fermarsi.

Un film a volte contrito, addolorato, ma pieno di luce e con un finale che sancisce la continuità della vita. Mai stucchevole, Ang Lee non scivola nel melodramma e regala agli occhi un grandioso spettacolo. Otto pieno.