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I segreti di Brokeback mountain

Ammetto di non conoscere Ang Lee, anche se fa parte di quegli autori che mi ripromettevo di scoprire, ma questo Brokeback Mountain è veramente bello e visto che Giovy mi ha “costretta”, con le sue promesse avventate, a dire la mia, condividerò con voi quest’esperienza… :-)
Del resto, ne approfitto per salutare l’aspirante cinefilo che mi legge da una sala operatoria…

Ma veniamo al film. Non ne sapevo molto: ha vinto il leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia, è candidato a otto premi oscar e se ne parlava ovunque come di un western con due cowboy gay per protagonisti. In realtà non si tratta affatto di un western, pur essendoci cavalli, greggi, fattorie e rodei. La storia, intensa, pulita, di ampio respiro, si alterna tra il Wyoming e il Texas, fino al Messico; comincia nel 1963 sulla Brokeback mountain, in un angolo di mondo fatto di cieli sconfinati, vallate e silenzi profondi. I due protagonisti (che hanno dato prova di grande bravura) si innamorano e il loro non è amore gay, è amore e basta, un amore autentico che si protrarrà per vent’anni. Questo film riesce a cancellare i preconcetti che ancora resistono sull’omosessualità: gli uomini, anche amandosi, restano uomini, non “checche”, e il loro amore è carico di una dignità che non ha nulla da invidiare a una storia d’amore tra eterosessuali. Ma nella storia il peso dell’omosessualità, a livello sociale, è palpabile, e condanna i due uomini alla solitudine, a gravitare nel loro piccolo mondo circoscritto creando legami e famiglie quasi a casaccio, ma senza comunque riuscire a fermarsi.

Un film a volte contrito, addolorato, ma pieno di luce e con un finale che sancisce la continuità della vita. Mai stucchevole, Ang Lee non scivola nel melodramma e regala agli occhi un grandioso spettacolo. Otto pieno.

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