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Archive for Ottobre, 2006

Lost: effetti collaterali

Martedì, Ottobre 31st, 2006

Lost3.jpegQualche tempo fa lessi il commento di un tizio che sosteneva che non guardava Lost perché altrimenti non riusciva a dormire la notte. Certamente non vale per molti, ma devo confessare che anch’io, in svariate occasioni, sono rimasta profondamente turbata dagli episodi più inquietanti. A questo proposito vorrei far notare che il tema da brivido della prima serie (quello ad esempio quando, in una delle ultime puntate, Jack, Kate e gli altri vanno alla Roccia Nera) non è stato riproposto nelle serie successive, ed è un vero peccato: sfruttava una bellissima dissonanza e ti restava nel cuore, come un sinistro presagio, un dubbio dilaniante.
Nonostante manchi questo apporto fondamentale, la serie continua a fare dei momenti angoscianti il suo punto di forza, perciò capita che dopo aver visto una puntata, la notte io mi svegli a causa di un incubo molto “lostiano” e che non riesca facilmente a riprendere sonno…
L’ultimo in ordine di tempo mi ha sorpreso questa notte: un gruppo di persone tenute prigioniere in un’enorme edificio, naturalmente isolato dal resto del mondo, forse in montagna, ma in un posto asettico, bianco, come privo di vita e di speranza… In ogni momento l’angoscia del pericolo di morte, l’ansia di fuggire, gli occhi di qualche controllore addosso, la ricerca disperata di una via di fuga, un cancello da scavalcare, qualche brandello di notizia che arriva dall’”esterno”, il terrore di essere sorpresi…
A un certo punto, non ricordo tutti i particolari del sogno, mi sono svegliata un po’ agitata, e mentre cercavo di riaddormentarmi, ho avvertito una leggerissima scossa di terremoto: cercavo di capire se l’avessi sognata, ma ero perfettamente sveglia. Realtà o suggestione?
Lost: quarta puntata della terza stagione.

Live alone

Lunedì, Ottobre 30th, 2006

Uno dei desideri che ho sempre avuto in vita mia, il sogno da quando avevo diciotto, diciannove anni, è quello di avere una casa tutta mia e viverci da sola. E’ anche uno di quei desideri molto difficili da realizzare, sia perché piuttosto costoso, sia perché prima o poi la voglia di vivere da solo ti passa. Ma adesso mi renderebbe mostruosamente felice. Vantaggi:

1) Puoi ascoltare la musica al volume che vuoi, del genere che vuoi, anche spararti il terzo concerto di Rachmaninov a palla senza che nessuno possa storcere il naso;

2) Qualsiasi cosa tu faccia resta segreta: niente coinquiline spione e pettegole pronte a giudicarti se rientri leggermente ubriaca;

3) L’umore va alle stelle: ti senti regina del tuo regno, decidi con che forchette mangiare, chi invitare e sei sempre tu che decidi il colore delle tende, che tipo di luce adoperare, se aprire o no le persiane, se oziare o se invece ripulire tutto;

4) La cosa più fantastica: puoi dormire con un uomo ogni volta che vuoi, senza genitori pudichi, fratelli, sorelle, estranei tra i piedi. Organizzare cenette romantiche, festini, pigiama party, qualsiasi cosa ti renda felice…

5) Nessuno accenderebbe la tv! Potrebbe crepare inutilizzata, fatta eccezione per la visione dei film minori col lettore dvd (quelli di pregio vanno visti col proiettore).

Ecco, se potessi avere almeno un anno di vita così, ringrazio il destino fin da subito!

Sabato nordico

Sabato, Ottobre 28th, 2006

Come inizio non c’è male: apri le persiane e invece dello scenario solito del mattino, ecco gli abeti nascosti da una fitta nebbia halloweeniana. Si vedono appena e, ai loro piedi, la straducola asfaltata completamente deserta. Pare un film dell’orrore, dove inquietanti presagi si manifestano sempre grazie a espedienti meteorologici, in base a un oscuro accordo tra la Morte e gli amici Eolo, Nettuno & C. Ma se fossi in film dell’orrore sarei bloccata in un cottage sperduto chissà dove, con dei ragazzi tremendamente carini, magari anche pazzi serial-killer, certo, ma in ogni caso farei sesso invece di stare qui a vestirmi per andare a lavorare (sic!). E chissà, potrei essere l’eroina che si salva la pelle alla fine del film e sicuramente avrei dei vestiti adorabili addosso, i capelli a posto, puliti e perfetti, e nessun bisogno di fare colazione (la doccia invece, per esigenze di copione, non è da escludere…). Ci sarebbe il lieto fine dietro l’angolo e quindi qualsiasi cosa io desideri ora, si realizzerebbe definitivamente nel giro di poche ore, alla fine dell’incubo.
E invece dovrò lavorare tutto il giorno! Come incubo lascia proprio a desiderare… :-P

La febbre da matrimonio

Giovedì, Ottobre 26th, 2006

damiani.jpg

Uno dei segni dell’inesorabile scorrere del tempo, che ti fa capire che la prima fase della gioventù si è ormai conclusa, è che quando ti siedi al tavolino di un bar per un caffè con le amiche, al posto delle solite chiacchiere che ti erano familiari su vacanze, amori non ricambiati e crisi esistenziali infantili, cominciano a farsi largo tutta una serie di discorsi che ruotano intorno ad anelli, progetti di matrimonio, case (e mutui)… Cose da adulti. Cose da trentenni.
Così, quando con distacco guardavi la coinquilina dell’università (naturalmente più grande), che girava esaurita con una galletta di riso in bocca, sua unica fonte di nutrimento oltre all’insalata, e ripeteva continuamente: "Matrimonio, matrimonio, tutte si sposano, perché loro sì e io no, matrimonio, mi voglio sposare, uomo, matrimonio…" e giustamente ti sentivi sollevata e la guardavi con un certo senso di perfida pietà, ebbene, quando la guardavi non pensavi che sarebbe arrivato così presto il momento in cui anelli e matrimoni avrebbero toccato le corde della tua esistenza (anche se naturalmente tu, che agli uomini puoi dire di no, non arrivi certo alla demenza).
Accade di punto in bianco che le vetrine delle gioiellerie diventano improvvisamente irresistibili; che una storia senza orizzonti sembri senza senso, che non vuoi più vivere da sola, che puoi essere preda anche tu, senza quasi accorgertene, della frenesia di sposarti! Frenesia, badate bene, del tutto irrazionale e indipendente dal fatto di avere o non avere un uomo, che sia o no quello giusto eccetera. E’ il fascino improvviso che esercitano su di te questi antichi riti d’unione tra coppie, un punto di vista più romantico del prosaico "metter su casa", espressione che fa venire la pelle d’oca, chissà perché!

Be’, neanche gli uomini, checché se ne dica, sono del tutto immuni da questo morbo. L’anno scorso ricevetti una proposta di matrimonio da un pazzo in preda alla mania di sposarsi che non aveva nemmeno avuto il coraggio di dichiararsi apertamente (figuriamoci di baciarmi, macchè) e che per farlo stilò un preventivo delle nostre nozze su un tovagliolino di carta del locale dove eravamo, chiedondomi alla fine di firmarlo: io me ne sono guardata bene! E’ questa è la cosa più simile a una proposta di matrimonio che io abbia mai ricevuto! :-)

Ma questa proposta, così vagheggiata dalle donne e in uso in tutti i copioni cinematografici, esiste davvero? E l’anello di fidanzamento viene davvero regalato in questa circostanza?
L’esperienza diretta è che tutti quelli che conosco hanno deciso di sposarsi di comune accordo, senza che ci sia stata una "formale" e romantica proposta, e che un anello non sia necessariamente regalato con tempestività, ma anche dopo il matrimonio… Perciò sono curiosa: chi di voi ha mai ricevuto una seria proposta di matrimonio? E invece un anello?
O pensate che la proposta sia ormai desueta? (Chi detesta l’idea stessa del matrimonio, ovviamente non è chiamato in causa…)

Infine, consiglio per gli uomini: quello nella foto è un anello Damiani di sbalorditiva bellezza. Se volete abbagliare e ridurre in schiavitù la vostra ragazza, usatelo (e poi datemi il merito: possono contattarmi sul blog per omaggi e ringraziamenti!) :-)

Ottimismo

Martedì, Ottobre 24th, 2006

mare tropicale_1.jpeg

Chissà com’è che ti svegli certe mattine e tutto il mondo sembra assecondarti, qualsiasi cosa pare andare magicamente per il verso giusto, tutto brilla di luce, hai voglia di iniziare cose che rimandavi da secoli, ti senti più magro (e lo sei! la bilancia finalmente è con te!), hai addosso delle cose che ti piacciono, il succo di frutta sembra più buono e il lavoro prende una piega di fatale ottimismo…

Come se fosse tempo di partire davvero per i Caraibi! (In realtà il lavoro che va bene è meglio di dodici traversate dell’atlantico con relativo soggiorno ai tropici).

Buona giornata a tutti ;-)

Crociere da sogno

Domenica, Ottobre 22nd, 2006

Sono settimane che mia sorella, in previsione del suo matrimonio nel prossimo giugno, sta pensando al viaggio di nozze e i depliants delle crociere si sprecano dappertutto. Crociere ai Caraibi, crociere nel Mediterraneo, crociere nelle capitali del nord… Foto stupende, con un lui e una lei tra rovine o a San Pietroburgo, con autentiche meraviglie alle spalle, l’aria felice e romantica… Tutto alimenta l’idea che siano viaggi da sogno, ma è davvero così?

Ho potuto vedere le foto (ma non posso proporvele) di chi ha partecipato ad una di queste crociere, assolutamente entusiasta, e mi ha preso il panico: la nave è un colosso di incredibile bruttezza, centinaia di tristi balconi completamente chiusi ai lati sono allineati come le celle di un alveare e della magia suggerita dai depliants non c’è alcuna traccia. Le sdraio sul ponte al sole, quello più alto, sono letteralmente attaccate l’una all’altra, orde di gente dappertutto, bambini e schiamazzi sembrano poter uscire dalle foto per raggiungerti fino in casa, slot machine sbucano chiassose nei posti più impensabili e l’unica oasi di pace sembra essere la piccola cabina. Persino nelle escursioni a terra ci si muove in branchi spaventosi… Ma gli sposini innamorati dove sono?

Ricordiamo Anna Politkovskaja

Martedì, Ottobre 17th, 2006

Forse un blog non sarà un giornale, ma può servire, nel suo piccolissimo raggio d’azione, a conservare una notizia per qualche giorno in più quando la stampa ufficiale non se ne occupa poi più di tanto. Sul sito del Corriere della Sera potete vedere uno stesso articolo della Hunziker di turno per giorni e giorni, intrigante specchietto per un pubblico di lettori molto più interessati alla prima volta di una soubrette che a qualsiasi altra cosa. L’angolo del pettegolezzo vip, insomma. L’adozione di Madonna di un bambino del Malawi sembra un affare di stato, se ne raccontano giorno per giorno tutti i particolari.

Qui invece voglio ricordare una grande giornalista, Anna Politkovskaja. Lo scorso sabato, il 7 ottobre, i suoi connazionali russi l’hanno assassinata a Mosca: una soluzione “politica” a un problema annoso, una falla nel corrotto e censurato sistema giornalistico della Russia. Una donna che diceva solo la verità, a qualunque costo, che si è occupata con dedizione e passione al conflitto in Cecenia, che ha scritto sempre e soltanto la verità. Era insomma una giornalista come pochi al mondo, ma come dovrebbero essere tutti, scrivendo senza lasciarsi corrompere dalla politica, senza propagandare, senza smussare, senza celare parti della verità.

“Anna Politkovskaja è una giornalista del settimanale russo Novaja Gazeta e dal 1999 segue la guerra in Cecenia. Con i suoi articoli ha sfidato la censura di Mosca, parlando delle atrocità commesse dall’esercito russo contro la popolazione civile. Nel febbraio del 2001 è stata arrestata dai militari russi ed espulsa dalla Cecenia. Malgrado le minacce ricevute dalle forze di sicurezza ha continuato a scrivere dalla zona del conflitto. Il commando ceceno che ha preso in ostaggio quasi ottocento persone nel teatro Dubrovka di Mosca ha chiesto che fosse lei a condurre i negoziati con le autorità…” (da Internazionale).

Tutti gli articoli pubblicati dalla Politkovskaja su Internazionale, sono disponibili online. Per riflettere sul conflitto ceceno, ma anche per conoscerla.

De battre mon coeur s’est arrêté

Mercoledì, Ottobre 11th, 2006

Ieri siamo stati al cinema a Foggia, non a vedere la robaccia che stanno proponendo (tipo “Ti odio, ti lascio, ti…”) ma a realizzare un sogno: finalmente hanno proiettato “Tutti i battiti del mio cuore”. Dovete sapere che è forse quasi un anno che desidero spasmodicamente vedere questo film, al punto che quando Giovy, mentre (in vacanza) andavamo a Lecce, mi disse che al campeggio quella sera avrebbero proiettato Tutti i battiti del mio cuore, mi ha preso un colpo! Ovviamente era uno scherzo.

Tutti_i_battiti_del_mio_cuore.jpgIl film, me lo diceva il cuore, è bellissimo, assolutamente all’altezza delle aspettative. Non è per niente il classico film francese dove si pronuncia una parola ogni quindici minuti di film. Il ritmo è serrato, il modo di muovere la camera accompagna perfettamente le scene mutando in base ai diversi momenti della storia, il gusto per il bello trapela ovunque: nelle camicie di Christian Dior, nello scintillio delle strade la notte… ogni cosa lascia estasiati e si finisce invischiati con l’illegalità, col protagonista impulsivo e violento e assolutamente irresistibile, con la vita nascosta dentro di lui, le sue inclinazioni, il desiderio di fare il pianista. C’è la passione, assoluta, che gronda da ogni fotogramma.
Questo noir francese, opera di Jacques Audiard, è intitolato “De battre mon coeur s’est arrêté” che significa più o meno “Il mio cuore ha smesso di battere”. E in numerosi momenti si ha proprio la sensazione che il proprio cuore si stia per fermare, per un attimo, per poi sentirlo ricadere nei suoi soliti tonfi. Tutti i momenti in cui il protagonista esita, si arresta, è sopraffatto da un’emozione…
Ci si sporca di sangue, proprio come lui, e si vive fianco a fianco con le sue contraddizioni: un violento intermediatore immobilare, che sfratta e picchia la povera gente, ma poi si siede al piano. Sgradevole e bellissimo nello stesso tempo. 

Cambia la tua vita con un click

Domenica, Ottobre 8th, 2006

cambia_la_tua_vita_con_un_click.jpgEcco un film dal titolo che già da solo basterebbe a evitarlo, ma tante volte si sa, può capitare che qualcuno vi convinca che una commedia da quattro soldi a volte è divertente, che è un modo per passare un paio d’ore senza rammaricarsi di perdersi qualche scena…
In questo caso, non lasciatevi convincere. Questo film non soltanto è cinematograficamente brutto dalla prima all’ultima scena, ma è pure stupefacentemente patetico. La storia l’avete già vista sugli schermi un milione di volte: il giovane padre di famiglia, tutto immerso nella carriera o preso dai suoi difetti al punto da non accorgersi quanto siano importanti la moglie bellissima e i figli finché non li ha persi per sempre. A Natale la tv generosamente vi proporrà una ricca scelta di questo tipo di commedia buonista e scontata, ma quelle in cui mi sono imbattuta io, seppur banalissime e nate per l’esclusivo consumo domestico in queste occasioni, non avevano nulla che possa reggere il confronto con questo film (titolo originale: "Click").

Il click del titolo è quello di un telecomando universale che il protagonista (Adam Sandler) si reca a comprare in un grande magazzino (la scena dell’acquisto sancisce una caduta già abissale a un quarto d’ora dall’inizio). Invece di essere un normale telecomando, però, con questo si può orchestrare a piacere la propria vita: andare avanti velocemente, mettere in pausa, togliere il volume eccetera. Classico pretesto per gag da commedia, che qui però non solo non fanno ridere, ma mettono davvero tristezza. Il protagonista pensa solo al lavoro e per evitare le cose spiacevoli salta interi pezzi della sua vita, finché non riesce più ad avere il controllo e il magico telecomando agisce ormai da sè. A un certo punto il patetico si fonde con un cattivo gusto più splatter che da b-movie: Michael si ritrova obeso, poi reduce da un cancro e da un infarto, il tutto in scene che più brutte sarebbe difficile immaginarle.

Non una risata (a meno che non abbiate fumato qualcosa) e solo dopo una tiritera di autocommiserazione che sembra non avere mai fine, l’immancabile, scontatissimo finale, che risulta addirittura posticcio e inutile.
La figura dell’inventore del telecomando, poi, è ai limiti del ridicolo: figura irrisolta, né carne né pesce, quest’uomo che appare ogni tanto come un diavolo o quello che vi pare, senza un vero ruolo, che prende in giro ma aiuta e consola, è la summa di quanto sia sbagliato questo film.

Giovy si è addormentato quando la trama degenerava, e io vi posso dire che l’unica cosa che mi ha spinto a vederlo fino alla fine è stato scoprire, attonita, fino a che punto poteva arrivare. Certe cose ancora mi sorprendono.

La mia nuova vita con il Nokia N70

Venerdì, Ottobre 6th, 2006

nokia_n70.jpegIeri è stata una giornata in apnea. Ore e ore di attesa per conoscere l’esito dell’esame orale di avvocato che ha sostenuto mia sorella, discussioni con mio padre, acquisti frenetici dell’ultimo minuto e un Nokia N70 che all’improvviso è apparso nella mia vita. Tensioni e ansie che si sono sciolte quasi a fatica con l’esito assolutamente positivo per mia sorella e questo regalo di Giovy che là per là mi ha scombussolata tutta.
Mai avuto un telefono così costoso in tutta la mia vita! Sono sempre stata del partito dei "basta che telefoni, sia funzionale e anche gradevole all’aspetto, il resto non conta". Spendere più di 100 euro per un cellulare mi sembra assolutamente inutile.
In più sono sentimentale, ecologista e contraria allo sciupio consumistico che porta al decesso prematuro tanti poveri cellullari perfettamente funzionanti… Cioè finché non collassa non lo cambio. Ma inaspettatamente mi sono lasciata coinvolgere da questo piccolo portentoso "dispositivo". Come avrei potuto prevedere che una cosa che non ho mai desiderato potesse portare piano piano tanta euforia?
È assolutamente fantastico, puoi scorrere i messaggi ricevuti senza doverli aprire e chiudere uno a uno, puoi personalizzarlo come ti pare, ha suonerie bellissime, ha la fotocamera, legge gli mp3, si collega al computer… Ma che ve lo dico a fare? Sicuramente chiunque ne sa più di me a riguardo (datemi il tempo di leggere il manuale delle istruzioni).

Così, ecco, è l’inizio di una nuova era. Come pure della terza serie di Lost, assaggiata sul finire di ieri col fiato mozzo, in quasi contemporanea con gli Stati Uniti.

Per entrambe le cose, grazie Giovy ;-)