Looking glass
Navigate/Search

Archive for the 'Vita vissuta' Category

Il discreto fascino del digitale

Martedì, Gennaio 23rd, 2007

reflex.jpgDi ritorno da Roma, di ritorno dal BarCamp al quale non ho partecipato (cosa della quale tutti gli entusiastici commenti che letto un po’ qua e là mi hanno fatto quasi pentire), si finisce vittime della divulgazione generosa delle istantanee scattate durante la mega-cena a base di pasta e pizza, dove, lo giuro, ci siamo sbizzarriti con gli abbinamenti più improbabili tra tipi di pasta e condimenti.
Quaranta persone, forse più, l’emozione di essere cercati dai propri lettori, l’allegria, le chiacchiere spassionate, le enormi, invitanti porzioni di pasta fumante di tutti i colori e… gli scatti dei commensali. Dalle reflex più impressionanti ai telefonini con fotocamera, oggigiorno lo scatto è digitale ed è nelle tasche di tutti.
Quello che non mi spiego, però, è come sia possibile che tutti gli svantaggi della vecchia fotografia analogica si siano tranquillamente perpetrati nonostante le avveniristiche possibilità del digitale. Il sogno di ogni fotografo diventato finalmente realtà: butto la foto brutta, tengo quella bella, senza sprecare pellicola (e senza inquinare). E invece no. Sembra proprio che una stringente logica dell’economia degli scatti attanagli anche i fortunati fruitori delle macchine digitali, in barba a tutto. Ma se pure la pigrizia ci impedisce di tentare la fortuna con un altro scatto, perché divulgare in tutta la blogosfera immagini da infarto? Una sana censura sarebbe la soluzione migliore!

P.S.: Thanks to Luca :-)

Chi ben comincia

Venerdì, Gennaio 5th, 2007

Be’, sono passati giorni sufficienti per dire allegramente che quest’anno è iniziato decisamente male. Sembra quasi un controsenso dopo tutti i messaggi di augurio che ti piovono addosso già fin dal pomeriggio del 31: tanta felicità per te, che quest’anno possa portarti gioia e letizia, che tu possa arricchirti, che tu possa essere sempre sano come un pesce, che tutto fili proprio come tu vuoi che vada, nella serenetà e nell’armonia della famiglia.
A furia di leggere questa roba, finisce che ti convinci che qualcosa di fantastico si sta predisponendo apposta per te, che il destino sta tessendo segretamente la trama della tua felicità e che insomma, fino alla fine delle feste, almeno, tutto andrà a gonfie vele.
Perciò uno la prende un po’ male se il Capodanno comincia con una chiamata sul posto di lavoro alle 12 e 30, anche se ci resti solo per un quarto d’ora, specie se contemporaneamente ti perdi totalmente il concerto di Capodanno (quello italiano) che era un anno che aspettavi di vederlo, e se poi si scatena un furibondo litigio nel pranzo che segue (e che io avrei saltato), e finisce con una fuga da casa indispensabile per calmare i nervi.
Il resto del 2007 non è stato tanto meglio. Che poi ci si chiede che senso abbiano feste come la Befana se tanto il 2 uno torna al lavoro e dopo una sola ora passata a tormentarsi con la Finanziaria-fiume che ci ha regalato il signor Prodi (e non parliamo di allegati e collegati) già hai bell’e dimenticato la tombola, lo spumante, gli amici e quell’insana aspettativa di grandi feste che ti animava pochi giorni prima.
"Dopo Natale, freddo e fame" dice un detto popolare delle mie parti. Che diavolo, va bene il freddo, la fame mi fa pure comodo, ma tutto il resto me lo risparmierei con grande piacere.

Vacanze romane

Giovedì, Dicembre 14th, 2006

Non può esistere sulla terra una città più bella di Roma, una città che io possa amare di più, con quei suoi poetici stucchi, gli intonaci rossi e gialli, le cancellate di ferro battuto, le strade che si piegano in curve, si perdono nei cortili, in deliziose piazzette, che salgono e scendono sui sette colli, coccolate da giganteschi alberi fronzuti, accompagnate dalle mura antiche, dalle statue, dalle fontane, da pezzi di storia che troneggiano ovunque con una tale maestosa bellezza da riempirti gli occhi e il cuore per sempre.

Ma queste vacanze non sono state speciali solo perché eravamo a Roma, anzi, sono state un po’ come vacanze da telefilm, quando si riunisce un gruppo di amici e si crea quella speciale patina di complicità che accompagna anche il gesto più insignificante, situazione certo aiutata certo dal fatto di avere un bella casa tutta per noi, senza che i genitori di qualcuno apparissero a spezzare l’atmosfera, né telegiornali, nulla, insomma, che fosse disgustosamente reale… Una vacanza dove puoi alzarti all’ora che ti pare, chiacchierare fino a notte inoltrata daventi a un bicchierino di ricercato e imbevibile rhum (imbevibile solo per me, ovvio), dove nessuno si droga o precipita in un burrone o si perde o scopre tremende e inconfessabili verità (e qui ci discostiamo dal telefilm classico): gli unici eventi drammatici sono stati la ricerca di qualche parcheggio, ossia di tutti quelli che non erano sotto casa di Federico, e il trincaggio di ben due dita di crema al whisky sabato sera da parte della sottoscritta, con conseguenti inevitabili dichiarazioni cariche di tensione euforica.
Roma.jpegMa che dire del dramma della pioggia torrenziale che ci ha sorpresi mentre ci recavamo, venerdì sera, alla ormai famigerata e riuscitissima cena blogger! Giovy e Federico sono andati avanti mentre io e Tiziana ci adoperavamo per comprare due ombrelli: tra la percezione delle prime gocce d’acqua e l’acquisto, con tanto di scelta del colore e contrattazione del prezzo, saranno passati 15 secondi in tutto. Che volete farci: le donne sanno spendere in fretta.

Poi si è consumata la cena blogger, nei pressi di Castel Sant’Angelo (per cui noi ci siamo goduti uno scenario proprio come quello della foto, che ho preso in prestito a SimonLuqa80 su Flickr): cibo a parte, ci siamo divertiti un sacco, specie con battute del tipo: "E così sei tu PalladiFuoco! Ma pensa…", e avevamo tutti il nostro badge identificativo, così dagli altri tavoli avranno pensato che eravamo importanti giornalisti o chissà cosa… La parte più stupefacente è stata quando Giovy ha cominciato a ricoprirci di regali: io ho avuto carciofini sott’olio della Compagnia del Cavatappi e un libro di Luca Conti: "I love shopping su Internet" (che è davvero bello e utile: Luca, complimenti!), ma niente maglietta di Fon: Giovy temeva che l’avrei messa e che le mie femminili forme sarebbero svanite sotto l’enormità di una "medium" a discapito della sua visuale. C’era anche un fotografo ufficiale, Samuele, perciò potete vedere online le sue foto.

Il soggiorno si è purtroppo concluso domenica pomeriggio, quando siamo tornati a casa sotto una pioggia torrenziale con l’immancabile malinconia in bocca. Il viaggio di ritorno è un momento in cui hai ben chiaro se è se hai passato o no dei giorni di fatale armonia col resto del gruppo: se è così, eviti di parlare e resti a contemplare in silenzio il passato ancora così vivo, mentre la macchina ti riporta indietro. Ed è proprio quello che ho fatto io.

Il sonno è sacrosanto

Martedì, Novembre 28th, 2006

Lo so che siamo alla fine di novembre e magari potrebbe essere un segno di quanto faccia caldo in questi giorni o forse è invece un inquietante indizio delle mutazioni genetiche in atto provocate dall’inquinamento, fatto sta che stanotte, mentre dormivo saporitamente, il ronzio di una zanzara mi ha svegliato.
Zanzara. C’è gente che non riesce più a dormire se scopre che una zanzara rumorosa e strafottente svolazza sulla propria testa, gente che dà di matto e comincia una lotta notturna all’ultimo colpo. Cè poi la categoria degli indifferenti (quelli che non vengono punti), ci sono poi quelli che cercano un rimedio dal naturale all’assurdo senza darsi alla lotta furiosa, e qui rientro io.

La prima cosa che faccio in questi casi è spalmarmi di Autan fresh (o di Off! o quello che vi pare). Calcolo più o meno quattro ore e conto di risvegliarmi per una nuova dose, visto che la copertura è limitata nel tempo, ma naturalmente mi addormento e chi s’è visto s’è visto. Questa è una soluzione gratificante perché è rapida e ti permette di ridere alla faccia della zanzara, che batte in ritirata immediatamente.
Se invece non ho la miracolosa barriera protettiva, la prima reazione è di blindarmi sotto le lenzuola: se riesco a non morire di caldo in genere basta a tenere lontano l’insetto malefico, anche se si tratta di un rimedio da strapazzo perché vince lei, che è libera, mentre tu soffochi sotto le coperte.
La soluzione migliore, lo sanno tutti, è ucciderla.
Le ciabatte sono davvero da sconsigliare: fanno rumore e sporcano le pareti. Molto meglio un quotidiano, anche se io uso il cuscino. Ho una tattica tutta mia per acchiaparle e riesce quasi sempre. Quando le senti che ronzano molto vicino a te, mantieni la calma e senza fare movimenti superflui accendi la luce: nella maggiorparte dei casi è proprio lì vicino. La individui e poi scatti e la schiacci col cuscino. Non ha scampo, non si macchia niente e puoi tornare a dormire tranquillo :-)

Kitchen in treno

Giovedì, Novembre 23rd, 2006

Ma visto che le rivoluzioni mi piacciono, ora mi è venuta la smania di proseguire.
Ieri sono tornata dal mio primo viaggio di lavoro: due giorni e due notti a Prato senza aver potuto fare nemmeno una passeggiata per il centro visto che il tempo, inclemente, ha deciso di ostacolarmi con un piccolo diluvio nell’unico pomeriggio libero che avevo. È inquietante andare in una città e vederla solo dai finestrini di un taxi, ti fa venire l’odio per i taxi, vorresti che sparissero tutti e che in virtù di questo tutti fossero costretti ad andare a piedi - meraviglia. Camminare con lentezza.
Invece niente, tenebre e taxi fino a ieri, quando sono tornata indietro. C’era mio padre con me e io fin dalle nove del mattino morivo di sonno, visto che per l’ansia del lavoro la notte invece di dormire mi perdevo in ragionamenti sui commi del TUIR e frenetico controllo dei calcoli, roba che se mi avesse visto il mio ex compagno universitario Federico sarebbe caduto stecchito per terra dallo shock. Be’, i viaggi in treno sono seccanti e poiché all’andata mi ero annoiata terribilmente, visto che ho dimenticato fuori dalla valigia il libro che stavo leggendo, ho pensato bene di comprarne uno prima di avventurarmi sui terribili treni di Trenitalia (che sempre, sempre gentilmente ringrazia per la preferenza accordata).

Ebbene ho comprato "Kitchen" di Banana Yoshimoto. Ho sempre avuto la sensazione che tutti avessero letto Yoshimoto tranne me e non so più nemmeno io quante volte ho preso questo libretto in mano con l’intenzione di comprarlo, ma poi cambiavo idea: è così piccolo che spendendo due euro in più potevo assicurarmi una lettura più lunga (be’, ero all’università e il tempo aveva un’altra dimensione). Ma poiché ero curiosa, un giorno cominciai a leggerlo tra gli scaffali e lo trovai interessante, così stavo per comprarlo quando per l’ennesima volta qualcosa mi distolse all’ultimo momento e fallì anche questo tentativo. All’edicola della stazione di Prato, però, c’era ben poco che avesse potuto distogliermi, così ecco arrivato il suo momento.
In treno questo libro è perfetto. Se siete nella prima classe dell’eurostar, riesce quasi a farvi dimenticare quanto è scomodo il costoso sedile su cui siete seduti (che volete, gli schienali devono contenere l’invisibile gobba che tutti abbiamo sul dorso). È una storia molto triste, siamo d’accordo, ma anche profondamente umana e per quanto si possa essere lontani dalle esperienze della protagonista, è facile capirla perfettamente, ritrovare qualcosa di profondamente vissuto nelle sue emozioni e sentirsi terribilmente coinvolti dalle sue esperienze.
Un libro intimo e complice, con trovate splendide che funzionano perfettamente senza risultare forzate, delizioso, al punto che mi sono innervosita tantissimo quando sono dovuta scendere dal treno: devo leggere le ultime trenta pagine e ora vattelappesca quando potrò farlo.

Potenza di Internet

Venerdì, Settembre 15th, 2006

logo_radio_dj.gif

Piove a dirotto, è tutto grigio e io sono spudoratamente felice.
E non potrei esserlo se ieri non avessi mezzo litigato con Giovy. E non solo perché è tremendamente bello fare la pace dopo qualche incomprensione (emozione tra l’altro che ho provato pochissime volte in vita mia, e che mi piace da morire). Non solo perché Giovy quando è un po’ scocciato è ancora più affascinante… C’è un altro motivo.
Se non fossi ammutolita per un mero capriccio, lui non avrebbe acceso la radio in macchina, scegliendo di sintonizzarsi su Radio Dj. Se non l’avesse fatto, alzando anche il volume proprio come segretamente desideravo, non avrei ascoltato il programma Tropical pizza e non avrei scoperto quali incredibili canzoni venivano trasmesse, molto lontane dagli standard commerciali che mi aspetto da una radio così globale.

Be’, mi sono innamorata al primo ascolto di quei brani e ho giurato a me stessa che avrei dovuto procurarmeli, ma come ricordare autori e titoli? Nonostante fossero stati snocciolati con meticolosità durante il programma, sapevo in partenza di non avere speranze. Ho afferrato qualche brandello del testo sperando in una fruttosa ricerca su Google, ma è stato tempo sprecato!

Stavo per gettare la spugna quando ho avuto un’illuminazione: perché non vedere sul sito della radio? Be’, è assolutamente fantastico: ci sono tutti i palinsesti di tutti i programmi andati in onda negli ultimi dieci giorni. Così ecco, su un piatto d’argento, quello che cercavo:

16. My Patch di Jim Noir
17. Deadweight di Beck
18. See The World di Gomez

E chi se l’aspettava? Complimenti vivissimi, Radio Dee Jay!

Maschio al lavoro

Giovedì, Agosto 3rd, 2006

Lo ammetto, quando sono andata da Ikea a fare un po’ di spese per cambiare alcuni pezzi della mia stanza non mi aspettavo che la cosa potesse essere tanto piacevole sotto così tanti aspetti.
Tanto per cominciare, cosa strana, girare ore nell’enorme negozio non mi ha stressato per niente, appena un po’ di stanchezza alla sera, ma la macchina carica di mobili perfettamente rispondenti ai miei desideri, più una comodissima poltrona di rattan e poche altre piccole cose. (Mai comprato cose inutili da Ikea in tutta la mia vita). L’entusiasmo per gli acquisti a dire la verità è stato generale e penso che presto ci sarà un’altra puntata autunnale!

Certo, il piacere di avere cose nuove, che ti piacciono, è grande. Avere una nuova visuale dell’ambiente in cui vivi, riceverne nuovi stimoli, ripensare il tuo modo di vivere… Il gusto del cambiamento è forte, ma dove mettiamo il piacere di montare i mobili con le proprie mani? La soddisfazione enorme di costruire, montare tanti pezzi e ricavarne una solida cassettiera… Una soddisfazione immensa, vite dopo vite, mentre qualcosa prende corpo… Sì, tutto questo è bello, bellissimo. Ma dove mettiamo il piacere ancora più grande di stare vicino a Giovy che sprigiona tutto un fascino alla Tuborg mentre lavora a torso nudo, chiodo in bocca e sguardo irresistibilmente maschio?
Comprerò milioni di mobili da montare! ;-)

Di nuovo a casa

Lunedì, Luglio 24th, 2006

E di nuovo a lavoro, anche se con un senso di stranimento veramente potente. Sì, faccio le cose, ma il cervello non è molto felice di collaborare. Riprendere a fare la vecchia vita è un peso persino nelle cose piacevoli, come uscire, leggere in camera mia. Semplicemente sono stata così bene che ora non riesco a capacitarmi che sia finita! Ogni santa volta che parto e vado via non sento alcun bisogno di tornare a casa, nessuna nostalgia. Al contrario, subito mi affeziono alla gente nuova, al posto, alle specialità gastronomiche (ho mangiato brasato di cervo con polenta e i magnifici casoncelli bergamaschi… e che dire dei funghi porcini di Montecampione?) al punto che penso sempre di essere una specie di nomade, una che non è attaccata per niente al posto in cui vive. In effetti penso che sia proprio così.

La settimana passata in montagna mi ha lasciato addosso un benessere incredibile che mi è entrato nelle ossa e mai mi sono sentita così riposata, rilassata nonostante ore di treno, una notte insonne… talmente ben predisposta verso la vita e completamente guarita dal morbo del sonno che nemmeno mi riconosco più. Montecampione è discreta, nascosta tra abeti lussureggianti, così rarefatta che pare far parte della natura. Nel silenzio di quei giorni ho goduto di enormi distese del più bel verde che potessi immaginare, di decine di api pelose che ronzavano miti di fiore in fiore, del gorgogliare pacifico di un ruscello perso nel bosco, dei tramonti rossi che infuocavano le villette già rossicce, del suono la notte di uccelli mai ascoltati. Ho anche trovato una ragione di vita: trovare dei funghi.
Nonostante Giovy sostenesse che i funghi si trovano in autunno, mi sono accanita e lasciata accecare dal desiderio fortissimo di trovarne anch’io. Mai visto un fungo in un bosco! Così, anche se non sembrava ci fossero grandi speranze lungo i sentieri, ho rovistato sotto le foglie, ho setacciato sotto tutti gli alberi animata da una cocciutaggine insolita per me, persino mi sembrava di sentirne l’odore nell’aria, ho cercato, cercato per un sacco finché… eccoli! In bella mostra proprio sotto il mio naso e così grossi che certo non c’era bisogno di affaticarsi per scorgerli! La soddisfazione è stata enorme, accresciuta ulteriormente dal fatto che Giovy non avrebbe puntato un centesimo su un simile ritrovamento :-)

Così i beati giorni di ozio e fatica montanara sono scivolati via pigramente. Abbiamo letto (ho finalmente iniziato a leggere l’ultimo romanzo di Ian McEwan), giocato a ping-pong all’ultimo sangue, cucinato tutto quello che ci andava, passato un numero incredibile di ore a letto, anche visto un film al cinema: In due per un delitto, una commedia francese insolitamente brillante, tratta da una storia di Agatha Christie, in cui si ride, c’è suspance, ma la cui soluzione finale non mi ha entusiasmato quanto il resto del film.
Infine Verona. L’emozione grandissima di vedere l’arena riempirsi, le luci tremolanti delle candele accendersi secondo il tradizionale rituale prima dell’opera e poi lo spettacolo emozionante della fine di Tosca e del suo amore, il pittore Cavaradossi… Durante l’aria “E lucean le stelle” abbiamo avuto i brividi e alla fine l’arena tutta è esplosa in un’ovazione: il cantante ci ha concesso un ancora più emozionante bis ricominciando a cantare il suo amore per la vita…

Vorrei essere ancora a Verona, per le sue strade deliziose, seduta su una panchina con un occhio all’arena, oppure a piazza Erbe. Invece è stata una notte fugace, una specie di sogno inconsapevole che si è concluso all’alba, quando la luce trasforma ogni cosa, la stazione ritorna alla vita, l’odore dei cornetti si mischia al suono metallico di una voce registrata e tu sali sul treno che ti porterà via.

Weekend gastronomico

Lunedì, Giugno 26th, 2006

Non sono morta io, è morto il mio computer, che è una bella seccatura. Averne uno nuovo non sarà immediato, così mi tocca rubare un po’ di spazio su quelli altrui quando capita l’occasione.
In compenso ho passato giorni dedita ai fornelli, dando sfogo alla mia antica passione per la cucina… Sabato sera ho organizzato una festa a sorpresa con buffet per Giovy, impresa titanica che consiglio solo a chi davvero ha un forte spirito combattivo, molta energia fisica e un po’ di denaro da spendere (che diventa tanto se siete perfezionisti e cominciate a scegliere le cose delle marche migliori, e aggiungete i fiori per la tavola, le candele, le fiaccole per il giardino…)
Mi sono sempre piaciute le feste a sorpresa. Non ne ho mai ricevuta una, ma organizzarle è davvero gratificante. La faccia sbigottita e felice del festeggiato, tutti i preparativi di cui è all’oscuro, le frottole geniali per mascherare ogni manovra sospetta, la scelta del regalo e dell’allestimento…

E’ andata bene, ma l’errore è stato concepire un menu composto esclusivamente da pietanze preparate in casa perché anche cominciando a predisporre tutto dal giorno prima, è necessario cucinare senza interruzioni per tutto il giorno della festa… Perciò il mio consiglio è comprare un bel pan-briosche già pronto per sostituire le bruschette e magari spiedini già pronti da fare alla griglia, di sera, al posto della complessa parmigiana.
Questo il buffet: parmigiana di melanzane, bruschette, pasta fredda, pizza rustica ai funghi, un vassoio di ananas, banane e fragole con panna e cioccolato, pasticcini al cocco, vino rosato (Corvo Rosa dei duchi di Salaparuta), birra, succhi di frutta e l’odiata (da me) Cocacola.
Molto più rilassante la domenica: degustazione di vino e prodotti tipici a Orsara di Puglia, con musica folkloristica, stupende stradine in salita e discesa, lucciole, tutta la magia delle sere d’estate… Ho il bicchiere da degustazione come ricordo e meravigliosi salumi comprati da un’azienda che li produce con carni da allevamento alla vecchia maniera, sapori mai sentiti… Non posso davvero pentirmi di non essere andata al mare!

(Alla fine è valso qualcosa mantenere Totti in nazionale…)

 

Le corna sono alla moda

Mercoledì, Maggio 31st, 2006

Quando un terremoto ti sveglia la notte, le seccature sono molteplici. Prima di tutto ti svegli atterrito, il letto balla insieme a tutto il resto mentre disorientato cerchi gli occhiali, l’interruttore della luce, farfugli qualcosa, gridi un nome, e il classico: “Il terremoto!” viene sputato fuori con la voce impastata dal panico e la tua mente fervida che già ti suggerisce l’idea che le pareti potrebbero finirti addosso e il pavimento sprofondare… Quando realizzi che vuoi scendere di sotto, è ormai tutto finito, ma si corre come ad avere il diavolo alle calcagna. Poi viene la fase dell’attesa, dell’inquietudine al pensiero di nuove scosse che potrebbero seppellirti vivo nel sonno. E infine, quando la ragione ti convince del fatto suo, concludi che puoi tornare a letto perché la casa è antisismica e la scossa potrebbe tornare anche dopo 24 ore.

Ma la seccatura ulteriore è che ora hai paura, e ti pare di avvertire qualcosa che trema. Il sonno se ne va lasciandoti angosciato nel buio con lo stomaco appallottolato. Tutto questo accade la notte tra domenica e lunedì, alle 4 e 20 del mattino. E non poteva essere altrimenti, vista la fama che il lunedì si è conquistato come giorno funesto della settimana e che vuole assolutamente preservare…

Ma le tragedie del lunedì non vengono mai sole, per cui il pomeriggio perdi anche i files con tutto il lavoro del mattino, lavoro intenso perché il martedì scade la trasmissione telematica dei bilanci e tutto dev’essere pronto, e fai gli straordinari. Nonostante la stanchezza, gli attacchi di panico e il sonno, quando vai a letto la sera non sei tranquillo per niente. Tutto fa paura e ci si mette anche il vento col suo pauroso ululare per strada, tra le fronde degli alberi, quasi a preannunciare una disgrazia. Finisce che resti tragicamente sveglio e approfitti di tanta inaspettata lucidità per pianificare cose importanti, per esempio decidere il menu della cena in giardino che organizzerai a breve (invitati, tornate all’ovile!), perdendoti in sofisticate creazioni gastronomiche.

Il martedì completa l’opera, ma non è portatore di disgrazie. Solo finisce di stremarti, così la notte finalmente riesci a dormire. Peccato che ora il cervello sia entrato in coma, e anche se hai gli occhi aperti sai bene che tutto ciò che potresti fare è dormire, perciò fingi di lavorare e ti leggi il corriere on-line con aria forzatamente assorta.

E l’unica “notizia” che ti senti in grado di affrontare è questa: sono fedeli solo tre coppie su dieci.

Che storia! Ognuno di noi penserà di appartenere ad una di quelle felici tre coppie che non si tradiscono, però applicando queste statistiche (e non mi chiedete da dove vengono, magari è tutta una bufula giornalistica), tra noi, qui, che ci conosciamo e commentiamo, ci saranno fior di traditori! Perché non ci autodenunciamo con un nick diverso e vediamo quanti siamo? (Giovy, tranquillo, io non c’entro, scrivo così per incoraggiare gli altri, per spirito di solidarietà!).

Nell’articolo, se gli sbadigli non vi impediscono di leggerlo tutto, ci sono consigli (da quattro soldi) per non farsi scoprire. In particolare, stare attenti a mail, cellulari e contatti virtuali in genere: un tradimento viene scoperto nell’80% dei casi, come a dire che quello si fa si sa. Be’, che il cellulare sia pericoloso è verissimo: una donna che conosco e tradiva il marito, era in macchina con l’amante ad amoreggiare, non ha bloccato la tastiera del cellulare, l’ultima chiamata fatta era a casa, lei ci si sarà seduta sopra o ce l’aveva in tasca, chissà… Il tasto viene premuto, la chiamata parte, e il marito alza la cornetta e fa: “Pronto?”

Sgamata.