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Archive for the 'Società' Category

Il discreto fascino del digitale

Martedì, Gennaio 23rd, 2007

reflex.jpgDi ritorno da Roma, di ritorno dal BarCamp al quale non ho partecipato (cosa della quale tutti gli entusiastici commenti che letto un po’ qua e là mi hanno fatto quasi pentire), si finisce vittime della divulgazione generosa delle istantanee scattate durante la mega-cena a base di pasta e pizza, dove, lo giuro, ci siamo sbizzarriti con gli abbinamenti più improbabili tra tipi di pasta e condimenti.
Quaranta persone, forse più, l’emozione di essere cercati dai propri lettori, l’allegria, le chiacchiere spassionate, le enormi, invitanti porzioni di pasta fumante di tutti i colori e… gli scatti dei commensali. Dalle reflex più impressionanti ai telefonini con fotocamera, oggigiorno lo scatto è digitale ed è nelle tasche di tutti.
Quello che non mi spiego, però, è come sia possibile che tutti gli svantaggi della vecchia fotografia analogica si siano tranquillamente perpetrati nonostante le avveniristiche possibilità del digitale. Il sogno di ogni fotografo diventato finalmente realtà: butto la foto brutta, tengo quella bella, senza sprecare pellicola (e senza inquinare). E invece no. Sembra proprio che una stringente logica dell’economia degli scatti attanagli anche i fortunati fruitori delle macchine digitali, in barba a tutto. Ma se pure la pigrizia ci impedisce di tentare la fortuna con un altro scatto, perché divulgare in tutta la blogosfera immagini da infarto? Una sana censura sarebbe la soluzione migliore!

P.S.: Thanks to Luca :-)

Film Tv chiude?

Domenica, Gennaio 14th, 2007

Stento a crederlo: ho comprato l’ultimo numero di FilmTv, quasi per caso, perché è da parecchio che non riesco a seguire il cinema come un tempo e non ho nemmeno il tempo di leggerlo, e al posto del solito editoriale di Emanuela Martini, ho trovato una serie di lettere inviate dai lettori, piene di dolore per la probabile chiusura del giornale a causa della mancanza di soldi.

Resto annichilita. Sopraffatta dallo stupore.

Anch’io faccio parte di tutti gli affezionati lettori che hanno comprato, tanti anni fa (facevo il liceo), il primo numero, prezzo lancio 500 lire. Mi è subito piaciuto moltissimo: un settimanale che parla di cinema, con in più i programmi della tv e tutte le recensioni sui film in programma. Impossibile non farsi una cultura, impossibile non amare quella semplice carrellata di schede che con un colpo d’occhio ti permettavano di scegliere e scovare i film che davvero valeva la pena vedere, impossibile non appassionarsi insieme a critici che lavorano col cuore e non solo perché devono.
Il giornale è cresciuto, non ha assolutamente rivali in Italia, nemmeno un equivalente che gli si avvicini (Ciack ha sempre lasciato parecchio a desiderare secondo me), eppure è in crisi. La redazione è dimezzata e forse quello che ho coprato è l’ultimo numero che riusciranno a pubblicare quest’anno.

Non ho parole. Non so come farei senza Film-Tv, per me è un punto di riferimento irrinunciabile. Basta andare sul sito e vedere, per esempio, "I quattrocento colpi": tutti i voti dei critici sui film in uscita, per avere un quadro veloce ed eterogeneo al massimo sui film al cinema appena usciti fino a quelli di mesi fa. Non potrei fidarmi di nessun altro. Ho bisogno di Film Tv!
E tutto quello che possiamo fare mentre una cosa di valore annaspa in alto mare è scrivere, mandare e-mail, implorare che non chiuda.

L’antisemitismo a Teheran

Mercoledì, Dicembre 13th, 2006

Dopo un forzato blackout da adsl che mi ha tagliato fuori dal mondo e mi ha costretto a considerare ancora una volta quanto siamo ormai tutti dipendenti dalla rete, ho potuto finalmente rimettere piede nel mio blog.
Quello che volevo condividere con voi è il mio stupore, forse ridicolo, ma assolutamente occidentale, per aver scoperto che le note dichiarazioni del presidente dell’Iran a proposito dell’Olocausto, di come questo sia stato ridotto a semplice invenzione degli ebrei per giustificare l’esistenza dello stato di Israele, siano in realtà condivise da milioni di persone. E che oggi sia montata quest’incredibile, offensiva farsa della conferenza scientifica per determinare la verità storica sull’Olocausto (conferendo pari dignità a entrambe le tesi, quella che lo nega e quella storicamente provata e documentata che corrisponde a quanto accaduto), mi lascia annichilita. Certo, l’occidente condanna l’iniziativa di Ahmadinejad, ma scoprire che persino una verità incontrovertibile come lo sterminio degli abrei ad opera del regime nazista possa essere occultata a interi popoli, be’, non mi lascia tranquilla. È offensivo, oltre che un chiaro e dichiarato atto di antisemitismo.

Come può propagarsi una teoria tanto raccapricciante? In una lettera al presidente Ahmadinejad che ho letto ancora ieri (su Internazionale), un ex detenuto musulmano, che ha passato nelle prigioni israeliane molti anni della sua vita, racconta di come egli stesso credesse in buona fede che l’Olocausto fosse stato inventato, che fosse un’esagerazione degli ebrei e di come abbia poi potuto scoprire la verità solo in prigione, quando ha potuto avere accesso a svariati libri che documentavano lo sterminio dei nazisti. Libri che normalmente non sono reperibili in paesi dove la libertà d’informazione non esiste e qualcuno dall’alto decide cosa deve credere un popolo. Questo sostiene l’ex detenuto nella sua lettera, dove chiede al presidente iraniano di fermare l’oscenità della conferenza a Teheran e di cominciare a vergognarsi.
(La lettera è stata pubblicata in Italia su Internazionale, mentre all’estero su Le Monde e un altro quotidiano che ora mi sfugge… chiedo venia, ma posso riparare più tardi.)

Be’, queste sono le cose che mi spaventano di più: che si possa dire alla luce del sole che il fuoco non brucia e che ci siano un mucchio di persone che ci credono.

RED: economia etica a favore dell’Africa

Venerdì, Dicembre 1st, 2006

redproduct.gifA gennaio di quest’anno è nato RED, un progetto di Bono, arcinoto leader degli U2, impegnato dal 1999 nella campagna per l’abolizione del debito pubblico dei paesi africani. L’idea di Bono ha modificato il concetto di beneficienza: non si spediscono soldi, ma otterrete lo stesso effetto comprando prodotti griffati: marchi globali che si sono infatti impegnati a versare una cospicua parte dei loro introiti al Global Fund per la lotta all’AIDS in Africa.

E proprio oggi, in occasione della giornata mondiale di lotta contro l’AIDS, potete dare il vostro contributo per esempio comprando un i-Pod (red), un Motorola (red), o uno dei prodotti della linea Emporio Armani (Product) red, l’unico partner italiano dell’iniziativa di Bono, che si impegna a versare il 40% del margine operativo lordo della linea. I vestiti e gli accessori di Emporio Armani sono stati realizzati con la collaborazione di un artista ghanese, Owusu-Ankomah, con disegni ispirati all’arte africana preistorica e precoloniale. E oggi, nei negozi Emporio Armani, troverete personaggi del mondo dello spettacolo, del cinema e della musica che promuovono la linea. Festa e shopping allo stesso tempo.

RED è un modo per fare acquisti appagando i propri desideri, ma con la consapevolezza di dare un contributo consistente non solo alla raccolta di fondi, ma anche allo sviluppo di una più evoluta concezione di azienda, che sia sempre più vicina ad un comportamento eticamente responsabile ed ecologicamente sostenibile.

E non dimenticate: pagate i vostri acquisti con la American Express (RED). Un ulteriore 1% della vostra spesa andrà al Fondo.

 

Pc in pericolo

Giovedì, Novembre 30th, 2006

Se sospettassi di avere un virus nel pc mi sentirei più tranquilla: immaginate cosa si prova a leggere sul giornale locale (La Gazzetta del Mezzogiorno) che una nuova forma di crimine (che paga) sta fiorendo a 8 chilometri dal tuo ufficio. Niente che abbia a che fare con sofisticati sabotaggi informatici, o spyware e altre diavolerie simili, no, qualcosa di molto più immediato: dei rapinatori entrano negli studi professionali e rubano tutti i computer. Lo scopo? Estorcere denaro per riavere le macchine, con il prezioso complesso dei dati che contengono. 2000 euro a computer.
E così, dopo la moda del furto delle auto con riscatto, siamo arrivati a quest’originale trovata da far west. Terribile specie per me, che non solo lavoro nello studio professionale di mio padre, ma sono al piano terra ed entrare è semplice per chiunque…
Non so voi, ma io non sono mai stata rapinata (tranne in autobus a Roma, il primo anno, quando mi hanno fregato  il portafogli). Voglio dire: se il furto avviene senza che tu te ne renda conto mi va ancora bene, ma vedere armi puntate contro di me sarebbe tutta un’altra storia! E penso che neppure le lezioni di fitboxe potrebbero essermi d’aiuto :/
Il giornalista che riportava l’infausta notizia suggeriva di usare memorie estraibili da portarsi via ogni sera. Altri suggerimenti?

Cena blogger a Roma

Giovedì, Novembre 16th, 2006

cena_blog_biani.gif

In occasione di PiùBLOG, ricco convegno blogger che si terrà a Roma dal 7 al 10 dicembre (sfruttando il propizio ponte pre-natalizio), Giovy ha pensato bene di organizzare una grande cena nella capitale a cui tutti possono partecipare.

La cena è fissata per venerdì 8 dicembre, ore 20.00, mentre la location non è ancora stata decisa. Potete iscrivervi qui (entro il 27 novembre) e magari suggerire un locale adatto all’evento (io direi in zoma semi-centrale, dove sia più agevole trovare parcheggio, sennò rischiamo di iniziare con due ore di ritardo e di odiare il fortunato di turno che parcheggerà davanti al locale).

Insomma, ecco una bella occasione per fare un viaggio in una città indimenticabile e conoscere gente nuova, ma senza quel disagio tipico delle feste alle quali uno partecipa senza conoscere gli altri e si sente un po’ sulle spine (cavoli, una volta a Padova tutti i ragazzi che avevo intorno sono stati capaci di non rivolgermi la parola per tutta la cena!), no, niente del genere. Alle cene tra blogger ci si sente stranamente uniti… E’ un’esperienza bellissima. :-)

La febbre da matrimonio

Giovedì, Ottobre 26th, 2006

damiani.jpg

Uno dei segni dell’inesorabile scorrere del tempo, che ti fa capire che la prima fase della gioventù si è ormai conclusa, è che quando ti siedi al tavolino di un bar per un caffè con le amiche, al posto delle solite chiacchiere che ti erano familiari su vacanze, amori non ricambiati e crisi esistenziali infantili, cominciano a farsi largo tutta una serie di discorsi che ruotano intorno ad anelli, progetti di matrimonio, case (e mutui)… Cose da adulti. Cose da trentenni.
Così, quando con distacco guardavi la coinquilina dell’università (naturalmente più grande), che girava esaurita con una galletta di riso in bocca, sua unica fonte di nutrimento oltre all’insalata, e ripeteva continuamente: "Matrimonio, matrimonio, tutte si sposano, perché loro sì e io no, matrimonio, mi voglio sposare, uomo, matrimonio…" e giustamente ti sentivi sollevata e la guardavi con un certo senso di perfida pietà, ebbene, quando la guardavi non pensavi che sarebbe arrivato così presto il momento in cui anelli e matrimoni avrebbero toccato le corde della tua esistenza (anche se naturalmente tu, che agli uomini puoi dire di no, non arrivi certo alla demenza).
Accade di punto in bianco che le vetrine delle gioiellerie diventano improvvisamente irresistibili; che una storia senza orizzonti sembri senza senso, che non vuoi più vivere da sola, che puoi essere preda anche tu, senza quasi accorgertene, della frenesia di sposarti! Frenesia, badate bene, del tutto irrazionale e indipendente dal fatto di avere o non avere un uomo, che sia o no quello giusto eccetera. E’ il fascino improvviso che esercitano su di te questi antichi riti d’unione tra coppie, un punto di vista più romantico del prosaico "metter su casa", espressione che fa venire la pelle d’oca, chissà perché!

Be’, neanche gli uomini, checché se ne dica, sono del tutto immuni da questo morbo. L’anno scorso ricevetti una proposta di matrimonio da un pazzo in preda alla mania di sposarsi che non aveva nemmeno avuto il coraggio di dichiararsi apertamente (figuriamoci di baciarmi, macchè) e che per farlo stilò un preventivo delle nostre nozze su un tovagliolino di carta del locale dove eravamo, chiedondomi alla fine di firmarlo: io me ne sono guardata bene! E’ questa è la cosa più simile a una proposta di matrimonio che io abbia mai ricevuto! :-)

Ma questa proposta, così vagheggiata dalle donne e in uso in tutti i copioni cinematografici, esiste davvero? E l’anello di fidanzamento viene davvero regalato in questa circostanza?
L’esperienza diretta è che tutti quelli che conosco hanno deciso di sposarsi di comune accordo, senza che ci sia stata una "formale" e romantica proposta, e che un anello non sia necessariamente regalato con tempestività, ma anche dopo il matrimonio… Perciò sono curiosa: chi di voi ha mai ricevuto una seria proposta di matrimonio? E invece un anello?
O pensate che la proposta sia ormai desueta? (Chi detesta l’idea stessa del matrimonio, ovviamente non è chiamato in causa…)

Infine, consiglio per gli uomini: quello nella foto è un anello Damiani di sbalorditiva bellezza. Se volete abbagliare e ridurre in schiavitù la vostra ragazza, usatelo (e poi datemi il merito: possono contattarmi sul blog per omaggi e ringraziamenti!) :-)

Ricordiamo Anna Politkovskaja

Martedì, Ottobre 17th, 2006

Forse un blog non sarà un giornale, ma può servire, nel suo piccolissimo raggio d’azione, a conservare una notizia per qualche giorno in più quando la stampa ufficiale non se ne occupa poi più di tanto. Sul sito del Corriere della Sera potete vedere uno stesso articolo della Hunziker di turno per giorni e giorni, intrigante specchietto per un pubblico di lettori molto più interessati alla prima volta di una soubrette che a qualsiasi altra cosa. L’angolo del pettegolezzo vip, insomma. L’adozione di Madonna di un bambino del Malawi sembra un affare di stato, se ne raccontano giorno per giorno tutti i particolari.

Qui invece voglio ricordare una grande giornalista, Anna Politkovskaja. Lo scorso sabato, il 7 ottobre, i suoi connazionali russi l’hanno assassinata a Mosca: una soluzione “politica” a un problema annoso, una falla nel corrotto e censurato sistema giornalistico della Russia. Una donna che diceva solo la verità, a qualunque costo, che si è occupata con dedizione e passione al conflitto in Cecenia, che ha scritto sempre e soltanto la verità. Era insomma una giornalista come pochi al mondo, ma come dovrebbero essere tutti, scrivendo senza lasciarsi corrompere dalla politica, senza propagandare, senza smussare, senza celare parti della verità.

“Anna Politkovskaja è una giornalista del settimanale russo Novaja Gazeta e dal 1999 segue la guerra in Cecenia. Con i suoi articoli ha sfidato la censura di Mosca, parlando delle atrocità commesse dall’esercito russo contro la popolazione civile. Nel febbraio del 2001 è stata arrestata dai militari russi ed espulsa dalla Cecenia. Malgrado le minacce ricevute dalle forze di sicurezza ha continuato a scrivere dalla zona del conflitto. Il commando ceceno che ha preso in ostaggio quasi ottocento persone nel teatro Dubrovka di Mosca ha chiesto che fosse lei a condurre i negoziati con le autorità…” (da Internazionale).

Tutti gli articoli pubblicati dalla Politkovskaja su Internazionale, sono disponibili online. Per riflettere sul conflitto ceceno, ma anche per conoscerla.

La vergine e la puttana

Venerdì, Settembre 22nd, 2006

Nel mio paese resiste ancora un manipolo di donne assai poco emancipate che pensano di gloriarsi della propria illibatezza, o presunta tale, e di usarla come merito per erigersi, una volta tanto, al di sopra degli altri. Che definiscono puttane tutte le proprie amiche appena voltano le spalle, solo per giustificare agli occhi degli altri il fatto che la sera non ci sono uomini che ti vengono a cercare. O che invece ne fanno di tutti i colori, ma lo stesso fingono, con aria da santarelline ingenue ("pisello??? e cos’è?????"), scandalo e disgusto per ciò in cui si perdono le povere depravate che vivono intorno a loro.
Ce ne sono tantissime. E poi magari quando ti vedono fanno mille sorrisi e lasciano intendere che ti approvano, che è bello e giusto avere un ragazzo e magari farci l’amore. Ma loro no (a parole), loro sono serie e devono mantenersi illibate per il matrimonio. Qui non contemplo il caso di ragazze autenticamente religiose che senza essere delle bacchettone o condannare le scelte degli altri, decidono volontariamente, e non per sbandierarlo ai quattro venti, che vogliono aspettare fino al matrimonio prima di fare sesso con un uomo.
Purtroppo sono molto poche: tutte le altre sono figlie di una mentalità atavica che resiste nei decenni ai cambiamenti che pure avvengono nel resto del mondo.
Roba da medioevo, penserete voi, eppure è così. Vantarsi della propria verginità non è una cosa rara, e disprezzare chiunque invece abbia una condotta "sospetta" lo è altrettanto. Questa morale da casalinghe, da tristi donnette incapaci di occupare un ruolo nell’epoca moderna che non sia più rilevante di quello della carta da parati, è una cosa che irrita, e irrita ancora di più chi vorrebbe vivere in un posto - se da qualche parte esiste - dove vantarsi della propria serietà morale e ipocrita in campo sessuale (sono sempre quelle che non possono ma vorrebbero tanto) possa suscitare al più una grassa, gigantesca risata.

Occhio all’etichetta

Mercoledì, Settembre 13th, 2006

Ieri sono uscita e ho comprato un paio di slip nuovi da Intimissimi. Non c’era granché da scegliere, purtroppo non c’è niente quasi niente che sia sexy e solo occasionalmente (e coi saldi) si fa qualche buon affare.
Non c’è niente da fare, se volete essere non solo carine, ma letteralmente far saltare dal letto un uomo e volete farlo senza fare altro che mostrare un nuovo completino intimo, allora non potete proprio risparmiare (e su altri modi per farlo saltare dal letto, per carità, ciascuna si sbizzarrisca come vuole). Ma volete mettere un completino di Armani, Cavalli, D&G, La Perla?

"Avete una conottiera di pizzo?"
No, hanno solo canottierone della nonna, o roba dalla forma strana e dal tessuto spiacevole.

"Ma perché il fondo del reggiseno è panna se quello degli slip è bianco?"
Sì, è vero, sono diversi ma dev’essere per forza così, dice la commessa, e poi non si nota. No?

No, non mi faccio convincere, del resto questi reggiseni ti danno un’aria da adolescente acerba, ed è talmente lontano quest’effetto da quello che voglio ottenere che c’è poco da stare a pensare: bocciato in circa tre/quattro secondi. Prendo solo gli slip e me ne vado, e non mi lascia la (spiacevole) sensazione di averli pagati anche troppo per quello che valgono.

E non sbaglio: il pizzo sui fianchi prude, il resto del tessuto è fastidioso… Un record. Poi sfoglio il catalogo e le vedo, in bella mostra su una modella con pochi fianchi. Slip in seta, euro 12,90. In seta? Non ci credo neanche per un secondo. Do un’occhiata all’etichetta ed ecco l’inevitabile verità: 89% poliammide, il resto elastane. Alla faccia dell’onestà.