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Archive for the 'Musica' Category

Il potere evocativo della musica

Sabato, Dicembre 2nd, 2006

pj.jpegNon so quanto di masochista ci sia in ognuno di noi, sta di fatto che ognuno di noi ha una canzone o un intero album, o quella particolare compilation legata a un periodo precisissimo della propria vita ed è scientificamente provato che è proprio questa canzone, questo cd messo a riposo per lungo tempo, che si avrà voglia di ascoltare, quasi per caso, nei momenti meno opportuni. Così ecco che ripiombi nel passato e quasi te ne sorprendi perché improvvisamente ricordi esattamente come ti sentivi e hai quasi l’assurda sensazione di essere in un altro posto, circondato da persone diverse, in un allucinante sovrapponimento tra passato e realtà.
Così eccomi, quel venerdì mattina, quando la mia storia era definitivamente finita e, nel sole di una mattina romana, ascoltavo il nuovo cd di Pj Harvey a tutto volume (era Stories from the city, stories from the sea). E quella sensazione precisa, un nuovo inizio, la libertà, lo gioia di ricominciare, col cuore a brandelli, che ti gela il sangue. Una cosa vecchia di quattro anni che PJ da sola riesce ad evocare troppo bene… La mossa più furba sarebbe spegnere lo stereo, ma chi ci è mai riuscito?

Potenza di Internet

Venerdì, Settembre 15th, 2006

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Piove a dirotto, è tutto grigio e io sono spudoratamente felice.
E non potrei esserlo se ieri non avessi mezzo litigato con Giovy. E non solo perché è tremendamente bello fare la pace dopo qualche incomprensione (emozione tra l’altro che ho provato pochissime volte in vita mia, e che mi piace da morire). Non solo perché Giovy quando è un po’ scocciato è ancora più affascinante… C’è un altro motivo.
Se non fossi ammutolita per un mero capriccio, lui non avrebbe acceso la radio in macchina, scegliendo di sintonizzarsi su Radio Dj. Se non l’avesse fatto, alzando anche il volume proprio come segretamente desideravo, non avrei ascoltato il programma Tropical pizza e non avrei scoperto quali incredibili canzoni venivano trasmesse, molto lontane dagli standard commerciali che mi aspetto da una radio così globale.

Be’, mi sono innamorata al primo ascolto di quei brani e ho giurato a me stessa che avrei dovuto procurarmeli, ma come ricordare autori e titoli? Nonostante fossero stati snocciolati con meticolosità durante il programma, sapevo in partenza di non avere speranze. Ho afferrato qualche brandello del testo sperando in una fruttosa ricerca su Google, ma è stato tempo sprecato!

Stavo per gettare la spugna quando ho avuto un’illuminazione: perché non vedere sul sito della radio? Be’, è assolutamente fantastico: ci sono tutti i palinsesti di tutti i programmi andati in onda negli ultimi dieci giorni. Così ecco, su un piatto d’argento, quello che cercavo:

16. My Patch di Jim Noir
17. Deadweight di Beck
18. See The World di Gomez

E chi se l’aspettava? Complimenti vivissimi, Radio Dee Jay!

The man who sold the world

Giovedì, Settembre 7th, 2006

Se ti fermi a mangiare (e a bere) in un posto che si chiama Il battello ebbro, non c’è niente di più opportuno, tornando a casa, di notte, col mare nero che giace immobile al tuo fianco, di respirare a pieni polmoni la chitarra morbosa di The Man who sold the world (quella dei Nirvana). Lasciarla espandersi nel piccolo spazio della macchina chiusa, sentire il cuore che si accorda col suo ritmo, liberarsi di qualsiasi pensiero mentre lei scivola via con te, battuta dopo battuta, e tu vorresti che fosse eterna perché è in perfetta sintonia con quel sinistro ammasso di pulsioni che soffocano dentro di te.

E anche ora, che il sole splende, la voce di Kurt Kobain risuona ancora più forte. Oh no, not me, we never lost control… Rimbaud e i Nirvana, niente di più inadatto può popolare la mente durante solitarie ore di lavoro.

You’re face to face With The Man Who Sold The World…

È arrivato, è arrivato!

Sabato, Maggio 27th, 2006

fumi.jpgLo aspettavo con ansia, non avevo più nemmeno il coraggio di desiderarlo, e invece è arrivato davvero: “Kreuze und krokodile“, l’ultimo album dei Fumisterie. Avevo già detto che avrei fatto di tutto per averlo, e ringrazio con tutto il cuore il mio caro amico guardiano che l’ha comprato a Roma e me l’ha spedito!

È ancora incellofanato, io sono al lavoro ché dovrei completare le note integrative dei bilanci, dovrei pensare ed essere concentrata solo sui principi contabili, i prospetti del capitale, i criteri di valutazione delle voci inserite, e invece il sangue batte, preme dappertutto, gli occhi lo guardano, le mani toccano la plastica… Quando avrò il coraggio di aprirlo? E peggio ancora, di sentirlo? Ora resta chiuso, e mi accontento di toccare la sottile pellicola trasparente che lo avvolge. Se lo apro, potrebbe essere lo stesso che aprire il vaso di Pandora…

Fumisterie (non nuoce gravemente alla salute)

Martedì, Aprile 25th, 2006

Fumisterie.jpg

Chi sono i Fumisterie? Un pezzo della mia vita, innanzitutto. Uno dei miei gruppi preferiti in assoluto, senz’altro. Non potrei mai riuscire a pensare a loro senza che un bel po’ del mio equilibrio emotivo ne risenta. Ma io sono eccessiva, e questo vale solo per me.

I Fumisterie (si pronuncia Fumisterì) sono quattro ragazzi romani, fanno musica da dieci anni, ma è difficile etichettarla in un genere. Hanno un grande talento, e non parlo del talento dei virtuosi, della bravura o maestria tecnica, ma di quella sottile genialità musicale che fa sì che una semplice successione di suoni abbia il potere di stregarti, di sprigionare qualcosa di assolutamente bello e insolito. La meraviglia è nelle loro composizioni e nella voce lirica di Marco Sutera. La loro musica è piena di sole, ti fanno sentire al sicuro, anche se insieme ti fanno tremare…

Nel 2005 hanno musicato i due cortometraggi di Andrea Mazza “La Canna” e “Metropolis” e hanno vinto il premio Fondazione Arezzo Wave come miglior gruppo del 2005 comparendo con il brano “Officine” nella compilation di Arezzo Wave Love Festival.

C’è una canzone, risalente ormai a qualche anno fa, che ho sentito a svariati concerti durante la mia permanenza a Roma e ogni volta che la sento mi sorprende, mi sconvolge per quanto è bella, mi fa precipitare il cuore sotto le scarpe. E’ Cose care, ed è in questo nuovo album. E io voglio disperatamente il loro nuovo album. (Una bella recensione di Emanuele Tamagnini qui).

Chi è a Roma o nei pressi può averlo, scatenando tutta la mia invidia: rigorosamente autoprodotto per scelta, sarà presentato e venduto a Roma, sabato 29 aprile, con un concerto al Circolo degli Artisti. L’ambiente è forse troppo universitario, ma consiglio vivamente di andare. Non se n’è mai pentito nessuno.

Indimenticabile

Sabato, Febbraio 18th, 2006

Bari, teatro Team. Un’enorme struttura calda, accogliente, con uno stile tutto suo molto moderno, divani rossi, pareti blu e dappertutto foto incorniciate dei precedenti concerti. Dà l’idea che non sia fatto di cemento, è come se possa flettersi insieme alla gente. Con tutta calma abbiamo ritirato i biglietti, poi mangiato qualcosa, per arrivare al momento in cui tutti cominciavano a prendere posto. Saliamo in galleria e guardiamo a bocca aperta sterminate seggiole, come un mare, avanti a noi e poi oltre, sotto di noi, fino al palco. Passano i minuti, con un misto tra emozione e impazienza, poi tutto si spegne di colpo, un buio pesto ci piomba addosso, l’emozione cavalca tra la folla e scroscia in un applauso delirante…

Capossela comincia con i primi brani del suo ultimo album, si veste da minotauro, ci spinge tutti in quel tumulto che è Brucia Troia, che dal vivo fa pensare a un’orgia infernale oltre che alla caduta di Troia, e ci parla, dopo l’esplosione dei primi brani, con un soffio di voce, tossicchiando, con l’aria dimessa e insieme carica di mistero, schernendosi come se non potesse parlare a voce più alta. Poi riprende la musica e la sua voce acquista improvviso vigore, è piena, è mutevole, è calda, è rauca, è un intero mondo che brilla solo per noi.

Vinicio è stato attore, e umilmente ha dato vita a questo suo poliedrico mondo che comincia in Medio Oriente, passa per la Russia, a Mosca, poi invece rievoca i gladiatori del Colosseo al punto che si teme che stia per balzare un leone sul palco, fa infine un’occhiolino alla mitologia, con il Cha-cha-cha della Medusa. I momenti più alti del concerto sono stati quelli più intimi in cui con appena qualche nota alla chitarra e la sua voce riusciva a sperderci in un mondo di languori e nostalgia, di verità assolute, di sogni ineffabili. Bellissima S.S. dei naufragati, in cui lui, naufrago, suona all’organo questa storia di mare, suggestiva, minimale, che aleggia tra noi insieme ai fuochi fatui, alla preghiera, al brivido mistico della Santissima dei Naufragati. “Acqua, acqua, acqua in ogni dove e nemmeno una goccia, nemmeno una goccia da bere”.

Tributo toccante e sentito a Matteo Salvatore, e in terra pugliese non poteva mancare Il ballo di San Vito, accolto da una standing ovation, da un incessante e tarantolato saltellare di tutti… Una grande festa, “e non bastan le parole”.

Indimenticabile la conclusione del concerto. Luci accese, gente in piedi che fa per andare via, Vinicio che scivola sul palco come un gatto, e attacca al pianoforte gli accordi della sua Ovunque proteggi. Commozione che sala alla gola, tutti fanno per sedersi, rapiti, ma lui no, no, ci dice, con un cenno della mano, state in piedi, ve la suono mentre ve ne andate via, rimanete così come vi trovate, abbracciati, non vi sedete. E lo dice con un affetto, con un’umiltà che ti devasta. Gli accordi semplicissimi di questa meravigliosa ballata sono appena accopagnati da un giro di basso, percussioni appena percettibili, morbidissime, e la voce di Vinicio che ci commuove e ci fa rabbrividire mentre tutto sta per disfarsi, in piena luce, i posti sono ormai abbandonati, c’è quella precisa scenografia, che abbiamo creato noi, di una cosa che sta per finire. E finisce. E Vinicio ci dice con tenerezza: “Ora potete andare in pace”.

Buon compleanno, Wolfgang!

Venerdì, Gennaio 27th, 2006

Wolfgang Amadeus Mozart, uno dei più grandi geni musicali mai esistiti, nasceva a Salisburgo il 27 gennaio del 1756, perciò compie quest’anno 250 anni. L’anniversario è celebrato dappertutto nelle maniere più disparate. Il Teatro dell’Opera di Roma ha inaugurato la nuova stagione con il suo Don Giovanni, ma nella capitale ci sono (e ci sono stati, beati i fortunati che ne hanno beneficiato) innumerevoli concerti, come quelli della IUC, l’Istituzione Universitaria dei Concerti nell’aula magna dell’Università La Sapienza. Oggi, a partire dalle 10, il Conservatorio ‘Giovan Battista Martini’ di Bologna festeggerà con l’Open Day, vale a dire che le sue porte saranno aperte a chiunque voglia assistere a lezioni di violino, di pianoforte, canto…

Spingendosi fino a Salisburgo (un’occasione vale l’altra e anzi direi che questo è un ottimo pretesto!), dal 21 luglio al 31 agosto, si può ascoltare l’integrale della produzione mozartiana, che è a dir poco notevole e mi risparmio qui di riassumere. In Austria (ma non ho capito dove) sarà anche esposto l’originale della sua prima composizione.

Passando al cinema, se vi è venuto in mente il film di Milos Forman (1984), “Amadeus”, che vinse con pieno merito ben otto Oscar, mi sento di confermare che la storia, soprattutto riguardo la presunta invidia di Salieri, era inventata di sana pianta! Però era terribilmente suggestiva, e credo meriti di essere rivisitata per l’occasione…

Io ho iniziato i miei personali festeggiamenti con la sinfonia n. 40 (di cui tutti conoscono perlomeno il primo movimento) e andrò avanti a Mozart tutto il giorno: per me è questo il senso degli anniversari, ed è così che si celebra un genio!