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Archive for Novembre, 2006

Pc in pericolo

Giovedì, Novembre 30th, 2006

Se sospettassi di avere un virus nel pc mi sentirei più tranquilla: immaginate cosa si prova a leggere sul giornale locale (La Gazzetta del Mezzogiorno) che una nuova forma di crimine (che paga) sta fiorendo a 8 chilometri dal tuo ufficio. Niente che abbia a che fare con sofisticati sabotaggi informatici, o spyware e altre diavolerie simili, no, qualcosa di molto più immediato: dei rapinatori entrano negli studi professionali e rubano tutti i computer. Lo scopo? Estorcere denaro per riavere le macchine, con il prezioso complesso dei dati che contengono. 2000 euro a computer.
E così, dopo la moda del furto delle auto con riscatto, siamo arrivati a quest’originale trovata da far west. Terribile specie per me, che non solo lavoro nello studio professionale di mio padre, ma sono al piano terra ed entrare è semplice per chiunque…
Non so voi, ma io non sono mai stata rapinata (tranne in autobus a Roma, il primo anno, quando mi hanno fregato  il portafogli). Voglio dire: se il furto avviene senza che tu te ne renda conto mi va ancora bene, ma vedere armi puntate contro di me sarebbe tutta un’altra storia! E penso che neppure le lezioni di fitboxe potrebbero essermi d’aiuto :/
Il giornalista che riportava l’infausta notizia suggeriva di usare memorie estraibili da portarsi via ogni sera. Altri suggerimenti?

Il sonno è sacrosanto

Martedì, Novembre 28th, 2006

Lo so che siamo alla fine di novembre e magari potrebbe essere un segno di quanto faccia caldo in questi giorni o forse è invece un inquietante indizio delle mutazioni genetiche in atto provocate dall’inquinamento, fatto sta che stanotte, mentre dormivo saporitamente, il ronzio di una zanzara mi ha svegliato.
Zanzara. C’è gente che non riesce più a dormire se scopre che una zanzara rumorosa e strafottente svolazza sulla propria testa, gente che dà di matto e comincia una lotta notturna all’ultimo colpo. Cè poi la categoria degli indifferenti (quelli che non vengono punti), ci sono poi quelli che cercano un rimedio dal naturale all’assurdo senza darsi alla lotta furiosa, e qui rientro io.

La prima cosa che faccio in questi casi è spalmarmi di Autan fresh (o di Off! o quello che vi pare). Calcolo più o meno quattro ore e conto di risvegliarmi per una nuova dose, visto che la copertura è limitata nel tempo, ma naturalmente mi addormento e chi s’è visto s’è visto. Questa è una soluzione gratificante perché è rapida e ti permette di ridere alla faccia della zanzara, che batte in ritirata immediatamente.
Se invece non ho la miracolosa barriera protettiva, la prima reazione è di blindarmi sotto le lenzuola: se riesco a non morire di caldo in genere basta a tenere lontano l’insetto malefico, anche se si tratta di un rimedio da strapazzo perché vince lei, che è libera, mentre tu soffochi sotto le coperte.
La soluzione migliore, lo sanno tutti, è ucciderla.
Le ciabatte sono davvero da sconsigliare: fanno rumore e sporcano le pareti. Molto meglio un quotidiano, anche se io uso il cuscino. Ho una tattica tutta mia per acchiaparle e riesce quasi sempre. Quando le senti che ronzano molto vicino a te, mantieni la calma e senza fare movimenti superflui accendi la luce: nella maggiorparte dei casi è proprio lì vicino. La individui e poi scatti e la schiacci col cuscino. Non ha scampo, non si macchia niente e puoi tornare a dormire tranquillo :-)

Kitchen in treno

Giovedì, Novembre 23rd, 2006

Ma visto che le rivoluzioni mi piacciono, ora mi è venuta la smania di proseguire.
Ieri sono tornata dal mio primo viaggio di lavoro: due giorni e due notti a Prato senza aver potuto fare nemmeno una passeggiata per il centro visto che il tempo, inclemente, ha deciso di ostacolarmi con un piccolo diluvio nell’unico pomeriggio libero che avevo. È inquietante andare in una città e vederla solo dai finestrini di un taxi, ti fa venire l’odio per i taxi, vorresti che sparissero tutti e che in virtù di questo tutti fossero costretti ad andare a piedi - meraviglia. Camminare con lentezza.
Invece niente, tenebre e taxi fino a ieri, quando sono tornata indietro. C’era mio padre con me e io fin dalle nove del mattino morivo di sonno, visto che per l’ansia del lavoro la notte invece di dormire mi perdevo in ragionamenti sui commi del TUIR e frenetico controllo dei calcoli, roba che se mi avesse visto il mio ex compagno universitario Federico sarebbe caduto stecchito per terra dallo shock. Be’, i viaggi in treno sono seccanti e poiché all’andata mi ero annoiata terribilmente, visto che ho dimenticato fuori dalla valigia il libro che stavo leggendo, ho pensato bene di comprarne uno prima di avventurarmi sui terribili treni di Trenitalia (che sempre, sempre gentilmente ringrazia per la preferenza accordata).

Ebbene ho comprato "Kitchen" di Banana Yoshimoto. Ho sempre avuto la sensazione che tutti avessero letto Yoshimoto tranne me e non so più nemmeno io quante volte ho preso questo libretto in mano con l’intenzione di comprarlo, ma poi cambiavo idea: è così piccolo che spendendo due euro in più potevo assicurarmi una lettura più lunga (be’, ero all’università e il tempo aveva un’altra dimensione). Ma poiché ero curiosa, un giorno cominciai a leggerlo tra gli scaffali e lo trovai interessante, così stavo per comprarlo quando per l’ennesima volta qualcosa mi distolse all’ultimo momento e fallì anche questo tentativo. All’edicola della stazione di Prato, però, c’era ben poco che avesse potuto distogliermi, così ecco arrivato il suo momento.
In treno questo libro è perfetto. Se siete nella prima classe dell’eurostar, riesce quasi a farvi dimenticare quanto è scomodo il costoso sedile su cui siete seduti (che volete, gli schienali devono contenere l’invisibile gobba che tutti abbiamo sul dorso). È una storia molto triste, siamo d’accordo, ma anche profondamente umana e per quanto si possa essere lontani dalle esperienze della protagonista, è facile capirla perfettamente, ritrovare qualcosa di profondamente vissuto nelle sue emozioni e sentirsi terribilmente coinvolti dalle sue esperienze.
Un libro intimo e complice, con trovate splendide che funzionano perfettamente senza risultare forzate, delizioso, al punto che mi sono innervosita tantissimo quando sono dovuta scendere dal treno: devo leggere le ultime trenta pagine e ora vattelappesca quando potrò farlo.

Il tempo che non c’è

Giovedì, Novembre 23rd, 2006

E così ci sono finita anch’io. Non pensavo fosse possibile così a breve, e ancora di più, non lo credevo possibile data la mia indole. Eppure sono settimane ormai che soffro di mancanza cronica di tempo nelle sue forme più inquietanti: sono arrivata a dover scegliere tra mangiare o fare qualche altra cosa.
Le riviste che compro restano incelofanate, sono costretta a disdire gli appuntamenti, lavarsi i capelli è un’impresa che diventa fallimentare visto che sono quasi sempre costretta ad uscire prima che siano asciutti, inviare un messaggio è arduo, visto che sono eccessivamente pignola sul contenuto, la scorrevolezza del testo, lo stile e le sensazioni che deve suscitare!, in bagno devo lavarmi i denti mentre corro di qua e di là per sistemare altre cose, la colazione è un’utopia, andare a comprare qualcosa un’attività che deve essere pianificata almeno una settimana prima, dormire di più è un sogno che resta irrealizzato anche di domenica, i vetri della mia camera aspettano da più di un mese di essere lavati, leggere i blog è fantascienza e, arrivata dove sono ora, scrivere questo post è un gesto rivoluzionario.

Cena blogger a Roma

Giovedì, Novembre 16th, 2006

cena_blog_biani.gif

In occasione di PiùBLOG, ricco convegno blogger che si terrà a Roma dal 7 al 10 dicembre (sfruttando il propizio ponte pre-natalizio), Giovy ha pensato bene di organizzare una grande cena nella capitale a cui tutti possono partecipare.

La cena è fissata per venerdì 8 dicembre, ore 20.00, mentre la location non è ancora stata decisa. Potete iscrivervi qui (entro il 27 novembre) e magari suggerire un locale adatto all’evento (io direi in zoma semi-centrale, dove sia più agevole trovare parcheggio, sennò rischiamo di iniziare con due ore di ritardo e di odiare il fortunato di turno che parcheggerà davanti al locale).

Insomma, ecco una bella occasione per fare un viaggio in una città indimenticabile e conoscere gente nuova, ma senza quel disagio tipico delle feste alle quali uno partecipa senza conoscere gli altri e si sente un po’ sulle spine (cavoli, una volta a Padova tutti i ragazzi che avevo intorno sono stati capaci di non rivolgermi la parola per tutta la cena!), no, niente del genere. Alle cene tra blogger ci si sente stranamente uniti… E’ un’esperienza bellissima. :-)

Dormire o non dormire low cost?

Venerdì, Novembre 3rd, 2006

London120x120.gifE’ un po’ il sogno di tutti: un albergo nel cuore di grandi capitali, pulito e a prezzo stracciato, dove sistemarsi dopo aver volato con i pochi centesimi di un’offerta della RyanAir. Be’, perlomeno sarà il sogno di tutti quelli che amano viaggiare ma non hanno il conto in banca di un ricco politico. A me, poi, è da un po’ di tempo che è venuta la voglia irresistibile di passare qualche giorno a Londra, così quando ho letto di una nuova generazione di alberghi che seguono la stessa filosofia del low cost che ha fatto la fortuna di diverse compagnie aeree, ho drizzato le orecchie.

Il marchio è quello di Easyhotel, la catena ancora agli inizi con due alberghi, uno nel centro di Londra, l’altro a Basilea (Svizzera): il marchio difende uno standard di qualità alto per alberghi puliti, ma con pochi fronzoli… All’arrivo, per esempio, la porta sarà chiusa: bisogna citofonare per farsi aprire e poter effettuare il check-in, dove riceverete una chiave ottica che sarà valida per tutto il periodo di permanenza.
Ma tra i fronzoli di cui sopra, ci sono anche i metri quadri. Le stanze, all’insegna della claustrofobia, sono quasi solo senza finestre e misurano dai 7 ai 9 metri quadri. Il prezzo di una doppia con finestra (e non vi aspettate un finestrone): circa 70 euro a notte.

Sarà anche poco per Londra, ma voi pensate che riuscireste a dormire in una camera poco più grande del vostro letto? O trovate che riuscendo a spendere magari 100 euro a notte sia meglio un albergo più tradizionale? (Be’, secondo le ricerche effettuate sul sito della RyanAir, esistono… ma forse ho capito male io!)
Francamente è una decisione difficile: si richia che di notte si sia colti da un attacco di claustrofobia… Ma è così importante, in una vacanza, la camera in cui passare la notte (con il proprio partner)?
A voi la parola ;-)