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Archive for Agosto, 2006

Si parte (e fa caldo)!

Sabato, Agosto 19th, 2006

Glissando abilmente (e fortuitamente) su un paio di settimane di tempo più autunnale che da Ferragosto, oggi parto con Giovy per una vacanza di mare nel Salento. A dire il vero ora fa fin troppo caldo, ma pare che l’anticlone delle Azzorre riuscirà, più o meno lunedì, a scalzare quello africano che ci fa soffrire tanto. Oggi e domani saranno insomma le giornate più calde dell’estate, per cui non seguite l’esempio di mio padre che ieri ha acceso una simpatica brace in giardino, per il pranzo, per cuocere le orate sulla griglia: io sono fuggita al secondo piano, ed è incredibile, ma era più fresco.

Le cose che non possono mancare nella vacanza al mare:

1. Il bagno di notte, meglio se non programmato;
2. le passeggiate chilometriche su una bella spiaggia di sabbia fine (come quella che abbiamo scelto, a Riva di Ugento, sulla costa jonica);
3. l’esplorazione di qualche città di notte;
4. un cruciverba impossibile della Settimana Enigmistica;
5. l’acquisto delle cartoline, rigorosamente scritte di proprio pugno e con irritante lentezza;
6. una scena di gelosia basata su sguardi presunti;
7. una grande abbuffata notturna di cui pentirsi il giorno dopo;
8. un gustoso giallo di Agatha Christie;
9. almeno un acquisto inutile e frivolo;
10. e infine la costruzione di un favoloso castello di sabbia, anche se rassomiglia più a una montagna deforme che a un castello…

Buona fine d’agosto!

Shopping

Venerdì, Agosto 18th, 2006

pyongyang.jpeg

Ecco un libro che voglio assolutamente ordinare (qui).

Pyongyang, di Guy Delisle, è un reportage a fumetti sulla blindata capitale della Corea del Nord. Blindata poiché avvinta da una spietata dittatura comunista, che come da copione tiene alla larga turisti e curiosi, per cui è praticamente impossibile avere contatti con la gente del posto. Ma questo fumettista canadese è riuscito a entrare e a lavorarci per due mesi, avendo così l’occasione unica di vivere in questo paese incredibile e poterne tracciare un resoconto.

Un libro che mi affascina proprio perché frutto di una matita e perché vicino a quell’incubo orwelliano che è 1984 (ma questa volta reale). Un occhio insospettato su una parte del mondo di cui ignoro praticamente tutto, una promessa di verità, un viaggio oltre i limiti dell’immaginazione occidentale.

A chi interessa farò certamente avere le mie impressioni dopo la lettura :-)

Volare lontano

Giovedì, Agosto 10th, 2006

I passeggeri negli scali britannici non potranno portare a bordo degli aeromobili computer, telefoni cellulari e iPods se viaggiano con British Airways, né alcun bagaglio a mano è consentito negli aeroporti britannici.

There were chaotic scenes at British airports today as passengers faced severe delays amid a major anti-terrorism security clampdown.

Tutti i passeggeri saranno perquisiti a mano.

A terror plot to kill thousands of people by detonating explosives on up to 10 transatlantic flights from the UK was disrupted by police and the security services overnight.

E’ stato decretato il livello di allerta critico: significa - secondo l’MI5 citato dalla Bbc - che “ci si aspetta un attacco imminente e indica un livello di minaccia al Regno Unito estremamente alto”.

Deputy Commissioner Paul Stephenson said in a briefing today: “We believe we have been very successful in arresting suspects, but this is a very early stage of a very extensive and complex operation. It is a very, very serious plot… Put simply, this was a plot to commit mass murder on an unimaginable scale.”

Tutti i titoli delle compagnie aeree e delle assicurazioni europee stanno accusando pesanti perdite. La più colpita è British Airways, che perde il 5,9%. A Milano, Alitalia cede il 2,61%.

Mr Reid warned the operation would create major disruption at all UK airports from today but added: “As far as is possible we want people to go about their business as normal.”

da: corriere, ansa, the guardian, the times, la repubblica, the daily telegraph.

Saturday

Martedì, Agosto 8th, 2006

sabato.jpegSono finalmente riuscita a leggere l’ultimo romanzo di Ian McEwan. A questo libro è legato un aneddoto piuttosto ridicolo: una specie di spasimante (e per bontà caritatevole mi limito a definirlo così) voleva regalarmelo come segno del suo profondo interessamento/amore. Purtroppo il nome dell’autore, per chi non ha un orecchio pronto o non lo conosce, non è facile da capire. Ma il titolo, "Sabato" è in compenso semplicissimo, e chiedere in una libreria di un Sabato appena uscito, edito da Einaudi e in bella mostra in visibili, grosse, invitanti torri di libri, non richiede certo un eccessivo dispiegamento di inventiva o fantasia.
Fatto sta che dopo qualcosa come almeno sette o otto telefonate in cui mi veniva chiesto puntualmente come si chiamava il libro e assicurato che certamente l’avrei ricevuto in regalo, la mia povera pazienza si è esaurita e ho dichiarato che il libro l’avrei comprato io, tante grazie per la gentile offerta eccetera.
Non ci crederete, ma è bastata una frase del genere per far sparire nel nulla quest’assillante corteggiatore. Mesi di telefonate e ridicoli incontri di gruppo stroncati da un libro. Quale offesa rifiutare un McEwan! Prendetene nota, potrebbe esservi utile.

Il destino ha poi voluto che questo Sabato diventasse un graditissimo regalo di Giovy, che non ha avuto difficoltà a comprarlo! Un romanzo rimasto a lungo sulla mensola, finché è arrivato il suo momento. Ed ecco, posso dire subito che è bello, scritto bene, con una precisione impressionante e una padronanza di linguaggio da vero maestro, ma talmente cerebrale (e aggiungo: volutamente cerebrale) che non riesce a rapire del tutto il cuore. È un tributo alla mente, un’analisi sofisticata del cervello sia da un punto di vista materiale (il protagonista è un neurochirurgo), sia dal più complesso punto di vista delle sensazioni, dei pensieri che si rincorrono, che cercano spiegazioni, che si presentano senza apparenti ragioni, delle emozioni da interpretare, della coesione fra la coscienza e il resto del mondo.
La storia si svolge nell’arco di una sola giornata, come si evince facilmente dal titolo, ma naturalmente è ingrossata ragionevolmente dal passato e dai pochi personaggi che gravitano attorno al protagonista. Ed è proprio sui personaggi che avrei delle riserve. McEwan popola una storia, a tratti anche molto avvicente (ma non certo quelle 24 ore a perdifiato millantate sulla quarta di copertina), di uomini e donne al servizio delle elucubrazioni, anche se a dire il vero l’unico personaggio veramente rilevante è appunto il protanista neurochirurgo, attraverso il quale prendono vita tutte le altre figure.
Questi personaggi perfetti, intelligenti, buoni o cattivi che siano suonano finti, sagome magnificamente intagliate che sono lì solo per prestarsi alla speculazione intellettuale voluta dall’autore - a tratti davvero molto appagante. Sono pagine in cui c’è un poetico dispiego di talento, ma pure poco senso terreno, nonostante i riferimenti alla paura dei terroristi, alle immagini precise e verosimili del mondo contemporaneo. Ma è una realtà precisa come la può concepire una mente anche stando al buio, un disegno perfetto che prevede ogni particolare, un’immaginazione vividissima, ma che non sarà mai come aprire davvero gli occhi per strada. Un ovattato mondo perfetto anche nelle imperfezioni.

Madre brillante avvocato, padre neurochirurgo, figlio chitarrista blues di grande talento, figlia poetessa in procinto di pubblicare il suo primo libro, grande amore fra tutti, parole gentili… Persino all’antagonista della storia potreste disegnare una santa aureola sul capo.
Nel romanzo generosamente fioriscono momenti bellissimi, tra cui la descrizione di una vivida partita a squash e un intervento chirurgico questo sì talmente reale che pare di essere affianco al tavolo operatorio con il protagonista (grandissima prova della capacità di documentarsi che è un segno distintivo di McEwan).
Riflessivo, minuzioso, meno bello del precedente "Espiazione", ma comunque una buona prova per uno scrittore che è considerato (dalla critica) il maggior romanziere inglese della sua generazione.

Chi è stato a Hong Kong?

Lunedì, Agosto 7th, 2006

Eccoci di nuovo al lavoro, a dispetto dei progetti di disertare l’ufficio per tutto il mese di agosto! Ma con che entusiasmo, dopo una debilitante, nuvolosa domenica sono venuta a sedermi alla mia solita scrivania! :-)
Tra l’altro sono gli ultimissimi giorni, con la testa sui bagagli da preparare per il prossimo, romantico viaggio in Salento, alla scoperta della pizzica e delle meraviglie delle nostre città del sud.

Nonostante fossi “assorta”, lo giuro, da questioncelle di lavoro, ho trovato modo di spulciare qualche rivista. Quello che mi lascia annichilita stamattina è scoprire l’anima depressa di Hong Kong: una città dove non è raro che gli uomini, a due settimane dal matrimonio, non ne vogliano più sapere del sesso.
Povere donne, non so che farei se mi trovassi in una situazione del genere! Voglio dire, se tuo marito non vuol più saperne, magari non è facile trovare un amante… Se mi togliessero il sesso, cambierei continente. Imbroglierei un vecchio danaroso e col malloppo mi trasferirei in una città lussuriosa di perdigiorno, dove la gente perde il 50% del tempo pensando a come conquistare una donna, a baciarla, amarla e a scrivere bigliettini amorosi! 

La città è dipinta come nevrotica, infelice, un posto in cui tutti “zampettano” fino allo sfinimento per assicurarsi un tetto sulla testa, stressati o ossessionati dal denaro e dal bisogno di averne sempre di più. Una città iperaffollata, iperinquinata dove tutti hanno fretta, la gente non trova nemmeno il tempo di salutarsi e i bambini, pure loro, non hanno tempo di giocare perché devono seguire lezioni d’inglese, di danza, di pianoforte… (Da un articolo di Kai Strittmatter pubblicato su Das magazin il 21 ottobre 2005, in italiano su Internazionale di agosto.)

Certo, l’impressione che si riceve dal sito per il turismo della città è ben diversa: date un’occhiata! E’ una città che amerete, abbagliante… Ma per chi ci va, attenzione: se avete malattie polmonari non dovreste metterci piede e, ultima cosa, tenete presente che a causa del rumore assordante del traffico, per strada è impossibile (tranne che per gli autoctoni) parlare al cellulare.

Bon voyage!

Maschio al lavoro

Giovedì, Agosto 3rd, 2006

Lo ammetto, quando sono andata da Ikea a fare un po’ di spese per cambiare alcuni pezzi della mia stanza non mi aspettavo che la cosa potesse essere tanto piacevole sotto così tanti aspetti.
Tanto per cominciare, cosa strana, girare ore nell’enorme negozio non mi ha stressato per niente, appena un po’ di stanchezza alla sera, ma la macchina carica di mobili perfettamente rispondenti ai miei desideri, più una comodissima poltrona di rattan e poche altre piccole cose. (Mai comprato cose inutili da Ikea in tutta la mia vita). L’entusiasmo per gli acquisti a dire la verità è stato generale e penso che presto ci sarà un’altra puntata autunnale!

Certo, il piacere di avere cose nuove, che ti piacciono, è grande. Avere una nuova visuale dell’ambiente in cui vivi, riceverne nuovi stimoli, ripensare il tuo modo di vivere… Il gusto del cambiamento è forte, ma dove mettiamo il piacere di montare i mobili con le proprie mani? La soddisfazione enorme di costruire, montare tanti pezzi e ricavarne una solida cassettiera… Una soddisfazione immensa, vite dopo vite, mentre qualcosa prende corpo… Sì, tutto questo è bello, bellissimo. Ma dove mettiamo il piacere ancora più grande di stare vicino a Giovy che sprigiona tutto un fascino alla Tuborg mentre lavora a torso nudo, chiodo in bocca e sguardo irresistibilmente maschio?
Comprerò milioni di mobili da montare! ;-)

Perle d’estate

Martedì, Agosto 1st, 2006

united.jpgQuando ho letto che United 93 è l’anti-Titanic ho drizzato le orecchie. Non mi è mai piaciuto quel polpettone sentimentale dove trionfa la banalità più esasperante, dove storie ridicole si intrecciano a storie che sono ancora peggio che cliché, dove ti riduci agonizzante sulla poltroncina del cinema ad aspettare che finalmente Di Caprio affoghi. Così basta questo confronto a convincermi sulla validità del film che, ovviamente, non ho mai sentito nominare se non sulla profumata carta delle riviste. Persa in una provincia dove d’estate non c’è uno sterile riproporre gli stessi film usciti nella stagione invernale e che io ho già visto, mi ritrovo a curiosare sulla carta tra pellicole amene che da qualche parte qualcuno potrà pur vedere… (è del tutto esclusa la possibilità che io scarichi il film da internet).
United 93 è girato da Paul Greengrass ed è un film catastrofico che ricostruisce gli eventi del primo aereo schiantato contro il World Trade Center: non ci sono storie d’amore, ma tutta la tragicità di un evento che anche solo accennarlo fa venire i brividi e che non so con quale coraggio riuscirei a rivivere. Per una ragione: nulla è archiviato, non si tratta di un evento concluso, un pezzo vergognoso del passato che viene riportato a oggi, no. Il terrorismo è in atto. Esplodono treni a Bombay, missili volano da PyongYang, missili su Israele, pioggia di bombe sul Libano, minaccia di bombe atomiche, un gigantesco delirio pare svilupparsi, ingrossarsi, avanzare spaventoso da uno Stato all’altro senza che qualcosa sembri in grado di fermalo… Vivendo preda di incertezze planetarie, inutili, inermi pedine su una scacchiera troppo grande, come riuscire a vedere questo film?
Peter Bradshaw scrive sul Guardian che United 93 è il film dell’anno.
Il nostro Pier Maria Bocchi (su Film Tv) dice:

"United 93 è il più spaventoso film catastrofico degli ultimi trent’anni, e il thriller più ansiogeno delle stagioni recenti. Badate che il lavorio sul genere, che c’è ed è robusto, non svaluta affatto lo status di impegno sociale, politico e civile. United 93 rappresenta la distruzione dei muri del pianto, coi nomi e cognomi dei caduti, per identificare – qui sì - quella bolla gigantesca e avvelenata che va sotto il nome di contemporaneità. Tanto a rimetterci sono sempre i più deboli. Da vedere rigorosamente e se possibile non doppiato. Siamo vicinissimi al capolavoro."

Insomma, bisogna andarci. Dopo l’estate.